Sampdoria, ancora complimenti e mani vuote: per provare a fare gol bisogna puntare su Jesé e De Luca

di Claudio Mangini

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Sampdoria, ancora complimenti e mani vuote: per provare a fare gol bisogna puntare su Jesé e De Luca

Ci risiamo. Ancora una volta complimenti, mani vuote (o, nel recente passato, in precedenti occasioni, quasi vuote, ma la sostanza cambia di poco) e 90 minuti in meno a disposizione per una rincorsa che, a ogni turno, sembra sempre più una missione proibitiva, se non impossibile. La Sampdoria torna da Roma con la consapevolezza di un’altra buona prestazione (l’unico passaggio a vuoto, nel dopo sosta Mondiale è stato quello con il Bologna) e di un’inefficacia offensiva cronica e patologica grave.

La prima parte dell’assunto – l’aver riproposto una prestazione positiva dopo il semi blackout di Marassi contro i rossoblù di Thiago Motta – potrebbe essere consolatoria. Ma in questa situazione, è più la rabbia che produce che il lumicino della considerazione che la squadra c’è, è viva e si batte con orgoglio, dignità e una discreta dose di lucidità. All’Olimpico la Sampdoria è rimasta in partita per ottanta minuti, ha avuto più di un’occasione di far male, ma sottoporta ha palesato per l’ennesima volta una inconsistenza conclusiva da bollino rosso. Poi ha subito per la somma tra errore individuale (Nuytinck) e qualità superiore dell’avversario decisivo (Luis Alberto). Quello che preoccupa di più, appunto sotto l’aspetta della grave inefficacia offensiva, non sono tanto le occasione sprecate ma un’altra considerazione, e non è una questione filosofica né di definizioni: la cosa più preoccupante non sono state le occasioni non sfruttate sottoporta dalla Sampdoria ma la “qualità” (giusta sottolineatura di Massimiliano Lussana durante il Derby del Lunedì) delle stesse. Mai tiri pericolosi, convinti, mai palloni che abbiano costretto Provedel a superarsi per evitare di subire il gol: palloni calciati malamente o con una frazione di secondo di ritardo, un’infinitesimale ma fatale incertezza. Succede a Cuisance poco prima della mezz’ora del primo tempo, poi nel primo quarto d’ora della ripresa la palla buona l’avrebbero Gabbiadini e quindi Lammers, ma manca sempre quella cattiveria con cui un attaccante dovrebbe trasformare un’opportunità in palla gol.

Detto questo, e considerato che Gabbiadini marcia a corrente alternata (e domenica non ci sarà contro la Salernitana per squalifica), Lammers sta nel cuore del gioco d’attacco ma conferma quello che si sapeva, cioè che si tratta di un attaccante con uno score modesto; considerato che Quagliarella paga debito all’età rincorrendo se stesso fra un acciacco e l’altro (ma nel finali di stagione, il Capitano, normalmente si accende…); valutato tutto, ciò non resta che sperare sui due nomi nuovi, arrivati dal mercato (Jesé Rodriguez) e dall’uscita del tunnel di un infortunio più complicato del previsto (De Luca) possano vestire i panni dei protagonisti sottoporta.

Non c’è che da provare a battere queste strade nuove. Non c’è più nulla da perdere, perché senza gol anche la Missione Proibitiva non che può che trasformarsi a tutti gli effetti, e molto semplicemente, in Missione Impossibile.

Domenica pomeriggio c’è la Salernitana. Il calendario, lo abbiamo detto, mette in fila avversarie di altro rango e altra categoria tecnica in trasferta (prossime Juventus e Roma), ma in casa regala, anzi regalerebbe, opportunità di togliere punti ad avversarie dirette e accorciare la classifica. Tra adesso e l’8 aprile la Sampdoria si troverà di fronte, nel suo stadio e davanti ai suoi tifosi (500, generosissimi, anche a Roma) in successione Salernitana, Verona e Cremonese. Alla vigilia di Pasqua (speriamo non prima) la Sampdoria conoscerà quasi certamente il proprio destino, avrà i numeri per poter dire se la corsa può continuare e se si potrà ancora alimentare la speranza. E aggiungendo altre due partite (Lecce in trasferta alla trentesima e Spezia a Marassi nel turno successivo) tutto sarà ancora più chiaro. Si può ancora provare a sperare, ma non con questa siccità offensiva. Non si deve mollare perché l’inchiesta in corso (nella quale peraltro è coinvolta pure la Sampdoria) potrebbe dare addirittura chance di salvezza con il terzultimo posto.

Ma senza gol sono solo chiacchiere accademiche. Intanto, Massimo Ferrero si è tolto la piccolissima soddisfazione di vedere una partita della Sampdoria dalla tribuna di uno stadio di calcio. Si è beccato la prevedibile razione di fischi e cori contrari ed è tornato a casa senza essere riuscito, a tutt’oggi, a mettere insieme i milioni necessari per la salvezza societaria della Sampdoria.

Che, se arriverà, dovrà percorrere altre strade. E, lo sappiamo tutti, anche qui è una Missione Proibitiva ma vale, fortissimamente, la pena di provarci.