Riciclo della plastica, una nuova tecnica trasforma i rifiuti misti in oli e cere senza cernita preventiva
di Simone Galdi
Un nuovo studio pubblicato su Nature Chemistry introduce un sistema di riciclo chimico che potrebbe ridurre drasticamente i limiti attuali nella gestione dei rifiuti plastici. La tecnica, sviluppata da ricercatori della Northwestern University, permette di trasformare polietilene e polipropilene in oli e cere utilizzabili nell’industria, senza la necessità di una selezione preliminare dei materiali.
Selezione iniziale – Oggi il riciclo della plastica si basa su un accurato lavoro di cernita, spesso manuale, per separare i diversi tipi di rifiuti. Le plastiche omogenee vengono triturate, fuse e trasformate in pellet da reimpiegare nella produzione. La presenza di materiali misti o residui organici compromette però la lavorazione, costringendo allo smaltimento in discarica di grandi quantità di scarti.
Nuova tecnica – Il metodo sviluppato negli Stati Uniti supera questo ostacolo. Il catalizzatore a base di nichel, meno costoso e raro rispetto a metalli come platino e palladio, è in grado di rompere i legami chimici delle plastiche più diffuse negli imballaggi, in particolare polietilene e polipropilene. Secondo lo studio, il processo funziona anche in presenza di sostanze come il PVC, che solitamente rendono il riciclo molto complesso.
Poliolefine – Il nuovo catalizzatore può essere applicato a grandi quantità di poliolefine, senza bisogno di smistamento. “In pratica, quasi tutto ciò che si trova nel frigorifero è a base di poliolefine” ha spiegato Yosi Kratish, uno degli autori. “Bottigliette per condimenti e salse, contenitori per il latte, pellicole, sacchetti della spazzatura, posate usa e getta, cartoni dei succhi di frutta e molto altro. Queste plastiche hanno una durata di vita molto breve, quindi sono per lo più monouso. Se non sviluppiamo un modo efficiente per riciclarle, finiscono nelle discariche e nell’ambiente, dove permangono per decenni prima di degradarsi in microplastiche nocive”.
Efficienza economica – Per Tobin Marks, coordinatore dello studio, “uno dei maggiori ostacoli al riciclo della plastica è sempre stata la necessità di separare meticolosamente i rifiuti per tipologia. Il nostro nuovo catalizzatore potrebbe bypassare questo passaggio costoso e laborioso per le comuni plastiche poliolefiniche, rendendo il riciclo più efficiente, pratico ed economicamente sostenibile rispetto alle strategie attuali”.
Dati globali – Secondo la Northwestern University, ogni anno vengono prodotte 220 milioni di tonnellate di poliolefine, con una quota rilevante di polietilene (33%) e polipropilene (29%) destinata al packaging. Nonostante l’ampia diffusione, il tasso di riciclo rimane molto basso: tra meno dell’1% e il 10%. Nel 2022 l’Ocse ha stimato che solo il 9% dei rifiuti plastici prodotti a livello mondiale sia stato effettivamente riciclato, mentre il 91% è finito tra incenerimento, discarica e smaltimento illegale.
Per restare sempre aggiornati sulle principali notizie sulla Liguria seguiteci sul canale Telenord, su Whatsapp, su Instagram, su Youtube e su Facebook.
Condividi:
