Reti fantasma, pescatori e scienziati uniti contro l’inquinamento marino

di Sagal

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Con il progetto europeo NETTAG+ ricerca, innovazione e collaborazione internazionale per recuperare attrezzature perdute in mare e ridurre i rischi per la pesca

Reti fantasma, pescatori e scienziati uniti contro l’inquinamento marino

Le attrezzature da pesca perdute, note come “reti fantasma”, rappresentano una minaccia per gli ecosistemi marini e un danno economico per i pescatori. Per affrontare il problema, l’Unione Europea finanzia il progetto NETTAG+, che unisce scienziati, cooperative di pesca e aziende tecnologiche nello sviluppo di sistemi innovativi per individuare e recuperare le reti disperse.

Reti fantasma – Le reti perdute continuano a intrappolare pesci, tartarughe e altre specie, causando danni ambientali e riducendo le risorse disponibili per i pescatori. Secondo le stime, il 90% delle specie catturate accidentalmente ha valore commerciale, con conseguenze dirette sulle economie costiere. Il Mediterraneo, con fondali profondi e complessi, è uno dei mari più colpiti.

Tecnologie innovative – Il progetto NETTAG+ introduce speciali tag acustici, chiamati MyGearTag, applicati alle reti da pesca. Questi dispositivi possono essere rilevati tramite GPS e un’app dedicata, permettendo di localizzare le attrezzature perdute e guidare i pescherecci verso il recupero. Durante una recente sperimentazione al largo di Patti, in Sicilia, i pescatori della cooperativa CoGePa hanno testato i dispositivi in condizioni reali di pesca, ottenendo risultati incoraggianti: le reti tramaglio, comunemente usate nella zona, sono state individuate fino a 1,4 chilometri di distanza e a 20 metri di profondità.

Robotica subacquea – La seconda fase delle prove ha riguardato l’impiego di IRIS, un veicolo autonomo subacqueo progettato da INESCTEC e dotato di sonar avanzati. Questo strumento è in grado di localizzare attrezzature perdute fino a 500 metri di profondità, supportando operazioni di recupero più sicure ed efficienti. Parallelamente, i ricercatori del CIIMAR hanno monitorato l’impatto ambientale dei test, controllando parametri chimici dell’acqua e rumore subacqueo per garantire che le nuove tecnologie non producano effetti negativi sugli ecosistemi.

Collaborazione internazionale – NETTAG+ coinvolge 15 partner di 7 Paesi europei, dalle università alle cooperative di pescatori, fino a ONG come il WWF Mediterraneo. “Le soluzioni NETTAG+ sono particolarmente importanti per il Mediterraneo, dove la perdita di attrezzi da pesca è frequente a causa dei fondali complessi”, ha spiegato Stefania Campogianni, project manager del WWF. “Attraverso la collaborazione vogliamo sviluppare soluzioni pratiche che consentano un recupero rapido e sicuro”.

Pescatori protagonisti – Il progetto non si limita a introdurre strumenti tecnologici, ma punta a rafforzare il ruolo delle comunità di pesca come custodi del mare. “Unendo competenze scientifiche e operative, stiamo sviluppando strumenti per prevenire e rimuovere le attrezzature abbandonate, perse o scartate”, ha dichiarato Sandra Ramos, coordinatrice di NETTAG+. “I pescatori diventano così Guardiani e Pulitori dell’oceano”.

Prospettive future – Dopo i test in Sicilia, ulteriori sperimentazioni sono previste nei prossimi mesi in Croazia, Spagna e Portogallo, con l’obiettivo di validare le tecnologie su diversi tipi di attrezzi da pesca e in condizioni ambientali differenti. Il percorso di NETTAG+ mira a soluzioni pilota replicabili su larga scala, per ridurre in modo strutturale l’impatto delle reti fantasma nei mari europei.

Confronto e ricerca – Le attività di test si sono svolte in occasione dell’incontro annuale del progetto, che ha riunito a Patti scienziati, pescatori, ONG e imprese. Un’occasione per condividere conoscenze, valutare i primi risultati e definire strategie comuni contro uno dei problemi più gravi dell’inquinamento marino.

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