Referendum cittadinanza, ci sono le firme: ecco cosa potrebbe cambiare

di Matteo Cantile

In primavera, se la Corte Costituzionale lo confermerà, decideremo se dimezzare i tempi per l'ottenimento della cittadinanza o se lasciare invariata la legge

Se la prossima primavera i genovesi dovessero essere richiamati alle urne per scegliere il nuovo Sindaco della città, potrebbero vedersi consegnare anche la scheda di un referendum: nella giornata di ieri, infatti, l'iniziativa popolare di indire un referendum abrogativo della legge sulla cittadinanza ha raggiunto le 500mila firme. 

Cosa succede adesso - Ora saranno effettuati due diversi controlli: il primo di tipo tecnico, per verificare che le firme siano tutte autentiche, il secondo di tipo sostanziale, per accertarsi che il quesito posto dai promotori sia compatibile con la nostra Costituzione e con le leggi. I giudici della Corte Costituzionale hanno tempo fino al 20 gennaio 2025 per riunirsi e deliberare. 

Quando si vota - Se tutto sarà confermato si andrà al voto la prossima primavera in una data che il Presidente della Repubblica dovrà stabilire tra il 15 aprile e il 15 giugno. Per questo motivo è possibile che le (eventuali) amministrative genovesi siano accorpate con il referendum.

Cosa dice il quesito - I promotori del referendum hanno posto questa domanda che, se tutto sarà confermato, troveremo sulla scheda: «Volete voi abrogare l'art. 9, comma 1, lettera b), limitatamente alle parole "adottato da cittadino italiano" e "successivamente alla adozione"; nonche' la lettera f), recante la seguente disposizione: "f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica.", della legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza"?».

Quale sarebbe il risultato - Rispondendo Si alla domanda posta dal referendum il risultato sarebbe il dimezzamento degli attuali tempi necessari per ottenere la cittadinanza italiana: al momento un cittadino straniero, assieme ad alcuni altri requisiti, deve poter dimostrare di avere vissuto stabilmente nel nostro Paese per almeno 10 anni consecutivi. Se il referendum passasse basterebbero 5 anni. Rispondendo No, ovviamente, resterebbe in vigore la legge attuale.