Referendum, Calà a Telenord difende i 13 milioni di sì: "Ora il Parlamento non può ignorare quei temi"
di Matteo Cantile
Per il segretario Cgil Liguria il referendum ha aperto un dibattito necessario su precarietà, salari e diritti, ora tocca al Parlamento intervenire
Il mancato raggiungimento del quorum ai referendum dell’8 e 9 giugno non cancella, secondo la Cgil Liguria, l’urgenza dei temi sollevati. Lo ha dichiarato il segretario generale Maurizio Calà in un’intervista a TGN Today, sottolineando che 13 milioni di italiani si sono espressi a favore dei quesiti, riportando al centro del dibattito la condizione del lavoro in Italia.
Strategia sindacale – Calà ha rivendicato l’utilizzo dello strumento referendario come unica via oggi disponibile per incidere sul piano legislativo, criticando la mancanza di un referendum propositivo. Ha ribadito che le battaglie sindacali non si esauriscono in una consultazione e che la mobilitazione deve proseguire in Parlamento, chiedendo una nuova stagione di riforme.
Contratti – Il segretario ha spiegato che tra le richieste non c'era l’abolizione del tempo determinato ma la reintroduzione delle causali che ne giustificano l’uso. Oggi esistono oltre 40 forme contrattuali, molte delle quali, secondo Calà, risultano inutili o strumentali per mantenere i lavoratori in uno stato di ricattabilità, specie nei settori del commercio e del turismo.
Salari – Per Calà il vero problema è l’erosione del potere d’acquisto, con salari troppo bassi e part-time involontari che spezzano le giornate lavorative. Ha sottolineato che oltre un milione di italiani lavora meno di dieci ore settimanali e che questo contribuisce alla stagnazione del mercato interno.
Mercato del lavoro – L’occupazione, ha detto, non può essere valutata solo in termini di contratti attivati, ma va misurata sulle ore effettivamente lavorate. Oggi si lavora meno, spesso in modo frammentato, e questo indebolisce anche le imprese, che competono sul costo invece che sull’innovazione.
Politica – Calà ha denunciato l’assenza di confronto durante la campagna referendaria, accusando il centrodestra di aver evitato il dibattito e il centrosinistra di aver trascurato in passato i temi del lavoro. Ha però riconosciuto che il referendum ha prodotto un primo risultato culturale: riportare la precarietà, la sicurezza e la dignità del lavoro al centro del discorso pubblico.
Diritti – Il sindacalista ha ribadito la necessità di controlli più severi per evitare abusi contrattuali, come false partite IVA o il pagamento parziale delle ore lavorate, fenomeni che compromettono la reale efficacia di ogni norma a tutela dei lavoratori.
Generazioni – Calà ha concluso con un appello alle generazioni più mature affinché si facciano carico della difesa dei diritti dei giovani. Ha definito “un’ingiustizia” l’abolizione dell’articolo 18 per le sole nuove generazioni e ha sostenuto che il sindacato deve cambiare per essere ancora uno strumento efficace nella tutela dei più deboli.
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