Recovery: per Draghi è il passaggio più delicato
di Paolo Lingua
Dagli incontri con i vertici politici che si susseguono in queste ore, emergono notizia in apparenza tutte ottimistiche e positive per la costituzione di un governo guidato da Mario Draghi. Ogni partito che punta a dare la sua fiducia al potenziale esecutivo fa uscire uno spot fiducioso. Per sino quello di Giorgia Meloni di profila come un “no” però di natura costruttiva. Ogni partito, grande o piccoli, attribuisce a sé una tranche del programma che però non è ancora del tutto delineato. Ma - in base alle prime valutazioni - sulle riforme, sulla scuola, sulla green economy e sulla ristrutturazione della pubblica amministrativa non emergerebbero forti contrasti.
Un consenso che sembra valere anche sulla riforma della giustizia che però resta ferma sui settori civile e amministrativo, senza toccare il più delicato campo penale e in particolare la riforma della prescrizione. Un punto interrogativo no n semplice da scavalcare riguarda il voto sulla piattaforma Rousseau sul quale ancora una volta si sono piegati i grillini, sia quelli tutto sommato favorevoli al governo (Di Maio) sia quelli tutto sommato contrari (De Battista). Il voto (da sempre molto discusso) sulla piattaforma mentre emergono divergenze tra Grillo e Casaleggio resta un aspetto complicato, anche perché, pur non essendo mai del tutto chiari i voti dei potenziali iscritti, sarà importante constatare i margini percentuali dei “si” e dei “no” al governo Draghi. Ma non è solo questo il punto dolente.
I contrasti emergeranno, come è più che probabile, quando saranno concretizzati su un documento scritto preciso i contenuti del potenziale progetto del Recovery da presentare in dettaglio e in tempi non troppo lunghi ai vertici europei. Nel mondo della Ue, dove Draghi gode di grande prestigio, si attende un progetto del Recovery robusto e in grado di rilanciare l’economia italiana, già pesantemente colpita da crisi e dalla pandemia. Occorre una ripresa produttiva dell’industria e dei prodotti di eccellenza dell’Italia (abbigliamento e gastronomia, tanto per fare esempi efficaci) oltre che un rilancio dei traffici portuali che vanno potenziati in tutti i sensi (a Genova basterebbe pensare alla ristrutturazione degli ingressi con la nuova diga che si spera superi le mille obiezioni). La fine del coronavirus dovrebbe automaticamente fare riprendere il turismo che però avrà bisogno d’una spinta forte nella sua componente recettiva.
Infine occorre un rilancio e un potenziamento dei traffici e della movimentazione via terra e via ferro per consentire gli spostamenti sia dei cittadini, sia delle merci. Questa parte dei progetti – che vede favorevoli i partitini di centro, la stessa Lega, Italia Viva, Forza Italia, il Pd e i tutti i sindacati – potrebbe trovare ostacoli e obiezioni di varia natura da parte del M5s. Basterebbe pensare alle zeppe collocate in passato contro il Terzo Valico, la Tav e la Gronda, oltre che ai collegamenti di gas provenienti dall’estero. Forse non è più la fatidica “decrescita felice” di qualche anno fa, ma certamente ci sono molti, troppi dubbi in proposito soprattutto da quella parte dei grillini che, alla fin dei conti, non amano la leadership di Draghi, da loro ritenuto esponente di spicco dell’establishment. In realtà è proprio il ritorno dell’establishment nazionale e internazionale che è determinante affinchè l’Italia (e non solo) rialzi la testa. E questo spiega il favore delle associazioni economiche – industriali, artigiani, commercianti, terziario avanzato - e le loro speranze puntate appunto su Draghi.
Ed è questa la molla d’interesse (anche elettorale) che ha spinto Salvini a puntare su Draghi, superando gli ostacoli del sovranismo. Qualche domanda proprio sull’avvenire del leader si pone: quanto durerà il suo governo visto che da molte parti si suppone il desiderio del superleader a diventare presidente della Repubblica? Dovrebbe compiere i suoi “miracoli” in un anno e dopo mandare i partiti alle urne? Oppure punta a governare a lungo e ad andare al voto alla scadenza normale (2023)? Sono solo alcuni dei tanti nodi ancora da sciogliere nei prossimi giorni.
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