Recovery: nasce una commissione regionale
di Paolo Lingua
La Regione Liguria crea una commissione permanente per seguire quanto riguarda il Recovery, sia per le proposte locali, sia per capire le linee del governo. Dovrebbe essere, nelle intenzioni del presidente Giovanni Toti che l’ha ideata (ma anche l’opposizione è d’accordo), un mezzo per rendere più chiari i passaggi e per velocizzare le scelte che, proprio a livello di governo, sono di fatto in ritardo per una serie di concause che vanno dalle vicende della pandemia , con i ritardi nella consegna dei vaccini e con le non poche confusioni di gestione, alla più complicata questione della crisi politica. Sulla vicenda del Recovery l’Italia sta correndo dei rischi pesanti. E’ più che probabile che all’interno della maggioranza - in particolare i rapporti tra Pd e M5s – ci siamo visioni strategiche diverse e scelte differenti.
Un contrasto che certamente era ancora più forte quando Italia Viva era ancora operativa all’interno dell’esecutivo. Ma ormai anche da parte dei vertici dell’Ue si è detto apertamente che l’Italia deve affrettarsi a proporre i suoi progetti che poi andranno, dopo l’approvazione, saranno spalmati nel volgere di qualche anno, se non vuol perdere la grande occasione di poter usufruire di oltre 200 miliardi. Ci sono riforme (scuola, ricerca, tecnologia, istituzioni pubbliche) determinanti per la strategia del Paese, ma soprattutto occorre individuare investimenti produttivi, servizi e grandi opere pubbliche. E questa seconda tranche la più importante, quella che consentirà la ripresa economica dell’Italia nel momento in cui sarà superata la crisi della pandemia e si tornerà alla normalità, il che vuol dire, in parole povere che nel volgere di un anno si deve essere pronti a decollare.
Per quel che riguarda la Liguria ci sono obiettivi strategici già adombrati e sui quali però occorre dare chiarezza. Il primo riguarda la diga foranea da spostare al largo per ampliare la recettività del porto : in questi gio0rni finiranno gli incontri di “dibattito pubblico” sui progetti da approvare. Ce ne sono due che dovrebbero costare intorno al miliardo di euro e un terzo che potrebbe alzare i costi verso il miliardo e 400 milioni. Il governo, tramite il ministero dei trasporti, aveva già garantito 500 milioni, ma se il progetto fosse inserito nel Recovery i lavori potrebbero procedere più spediti, sperando nell’azione del presidente del porto, Paolo Emilio Signorini che dovrebbe essere il commissario. Un altro progetto della massima importanza è il raddoppio definitivo della ferrovia di Ponente.
Per il completamento dell’opera – iniziata nel dopoguerra e proseguita con assurda lentezza – manca un tratto tra le province di Imperia e Savona. Sarebbe il momento di dare l’ultima spallata. Discorsi analoghi valgono per gli investimenti sulla mobilitò sostenibile all’interno della città di Genova. Si tratta di progetti che dovrebbero moltiplicare il potenziale economico (in particolare con riferimento alla movimentazione degli scali di tutta la Liguria) nel volgere di non troppi anni. Per la diga, pare, ne occorrerebbero 8, ma volendo di potrebbe guadagnarne almeno due, nella speranza che sia pronta insieme al completamento del Terzo Valico che, arrivato a Tortona, dovrebbe poi far proseguite l’alta velocità sino a Milano.
Ora si tratterà di vedere se la commissione permanente per il Recovery servirà a rendere più rapide e agili le decisioni che si reggeranno sull’accordo tra lo Stato e la Regione. Non si accenna, per il momento, alla questione eterna della Gronda che, alle origini, dovrebbe essere realizzata a spese del governo e della Società Autostrade, per ora titolare della gestione. Ma se Autostrade dovesse uscire dalla concessione? La vicenda è tutt’altro che limpida, visto che gli incontro, le proposte e le controproposte tra le parti vanno di rinvio in rinvio. E su tutto incombe una crisi di governo, tutto sommato anomala rispetto al passato, che di minuto in minuto potrebbe avere le più differenti conclusioni. Elezioni comprese.
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