Raffica di botti ed entro 10 secondi cadrà il moncone est di ponte Morandi
di Michele Varì
2 min, 7 sec
La data del 28 giugno potrebbe essere anticipata o posticipata. Dipende dal vento.
Una raffica di botti in rapida successione, quasi una ogni secondo, ed entro 10 secondi le due pile orientali del moncone del ponte Morandi non ci saranno più. Per fare crollare i due segmenti di cemento saranno utilizzati 1400 chili di esplosivo che le ditte incaricate hanno avuto il benestare ad acquistare e che arriveranno in Valpolcevera da una azienda di Cuneo nei giorni precedenti all'evento.
L'esplosivo giungerà nel cantiere in piccole dosi e più viaggi. Una volta in Valpolcevera dovrà essere dislocato sulle due pile entro l'alba, in caso contrario sarà eliminato, bruciato perché non esiste un'autorizzazione al deposito.
Intorno una “zona rossa” di 300 metri in cui non potrà mettere piede nessuna persona ad eccezione degli addetti ai lavori.
Rimane, nonostante le affermazioni ufficiali, ancora incerta la data dell'abbattimento delle due pile: il sindaco Marco Bucci dopo essere stato costretto ad ammettere che non sarà possibile intervenire il lunedì 24 giugno, il giorno della festa di San Giovanni, patrono di Genova, l'ha fissata per venerdì 28 luglio. Giorno in cui in Valpolcevera ci sarà anche il ministro degli Interni Salvini. Ma non si può escludere che l'abbattimento possa essere anticipato di 24 ore o posticipato al 28 e forse anche al 30 giugno: tutto ruota intorno a due variabili che non dipendono né dal Bucci né dal prefetto Spena.
Una è squisitamente pratica: il cantiere della Omini e delle altre aziende che lavorano sotto le due pile da abbattere dovrà essere liberato da operai e mezzi e messo a disposizione degli esplosivisti entro il 22, massimo il 23 giugno, e in questo senso non è da escludere un intoppo all'ultimo momento visto che sono in atto gli abbattimenti dei palazzo di via Porro.
L'altra variabile è ancora più suscettibile di cambiamenti visto che sono le condizioni del tempo: la grande incognita è il vento, se sarà superiore a 8 metri al secondo, ossia 30 km all'ora, tecnicamente un vento teso, anemometro alla mano, si rischia di posticipare la sistemazione delle cariche nelle parte più alta delle due pile, perché le piattaforme su cui devono operare gli esplosivisti si potrebbero muovere. Sempre per il vento potrebbe cambiare all'ultimo momento la data dell'esplosione. Il rischio che si vuole evitare, dopo le tante polemiche al riguardo, è quello di imbiancare di polvere le case dell'intera Valpolcevera. Per fare capire oggi a Genova gli anemometri di Arpal hanno rilevato un vento inferiore alla soglia di rischio, di circa 9 km/h.
L'ideale, per un abbattimento perfetto, sarebbe una classica giornata di maccaia alla genovese, senza vento e pure con una pioggerellina fitta fitta in grado di neutralizzare ogni polvere. Ma è forse è chiedere troppo.
Michele Varì
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