Ponte Morandi, sei mesi ai periti per valutare tutte le cause del crollo
di Redazione
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Il gip ha chiesto loro di valutare "se lo stato di manutenzione abbia influito o solo contribuito" al disastro
Sei mesi di tempo. E' quanto è stato concesso ai tre periti chiamati davanti al gip Angela Nutini nel corso del secondo incidente probatorio. Agli esperti verrà messa a disposizione una parte degli atti delle indagini, che dovranno essere condivisi anche con i consulenti nominati dagli indagati.
Nello specifico, il compito che la Procura ha affidato ai periti è quello di valutare tutte le possibili cause del crollo, sia quelle relative allo stato di manutenzione che quelle da esso indipendenti. In particolare, dovranno cercare di accertare se lo stato di manutenzione del viadotto al momento della tragedia "abbia influito direttamente o solo concorso a determinarne il crollo". In questo senso, quindi, dovranno capire se ci "siano stati fattori indipendenti dallo stato di manutenzione o di conservazione" che possano in qualche modo aver causato il disastro dello scorso 14 agosto.
I tre esperti nei prossimi sei mesi saranno chiamati a valutare ogni possibile aspetto: si va dal progetto redatto dell'ingegnere Morandi, alla sua esecuzione, fino ad arrivare al tipo e alla qualità dei materiali usati. Il gip ha chiesto infatti di valutare eventuali criticità o difetti di progettazione, il sistema di monitoraggio, le attività ispettive svolte, gli interventi e le modifiche intervenute nel tempo e se tutto ciò abbiano in qualche modo concorso a causare il crollo.
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