Ponte Morandi. Proiettili di calcinacci sui palazzi, vetri infranti, persiane divelte
di Redazione
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Gli abitanti del Campasso: “Abbattete anche l'elicoidale e non abbandonateci nel cantiere”
Dall'implosione delle due pile di ponte Morandi sono schizzati proiettili di acciaio che hanno raggiunto e danneggiato i palazzi del Campasso più vicini, in via Spaventa.
Vetri infranti, cornicioni divelti, buchi sui muri, crepe nelle pareti degli appartamenti, lesioni ai soffitti. Il giorno dopo il quartiere di Campasso, nella parte a sud di via Fillak, fa la conta dei danni. Fra i più danneggiati i coniugi Maria Lizzi e Francesco Tropiano, abitanti all'ultimo piano del civico di via Spaventa 5, che mostrano crepe nei muri di casa e danni al cornicione del terrazzo, “certo trovandoci nella zona rossa era ipotizzabile che potesse accadere, ed infatti siamo stati sfollati, ora speriamo che ci paghino i danni e buttino giù anche l'elicoidale che ancora incombe sulle nostre teste, è stata costruita negli stessi anni del ponte, noi non ci sentiamo sicuri. Anche nostra figlia abita qui, e si è trasferita a Casella, perché ha un figlio piccolo, noi invece per vivere l'incubo di trovarsi nel cantiere ce ne siamo andati a vivere a Rivarolo, dove abbiamo un appartamentino che abbiano liberato sfrattando l'inquilino”.
Poco lontano altri abitanti del Campasso parlano per la strada indossando delle mascherine, anche piuttosto sofisticate. “Sì, abbiamo paura dell'amianto. Noi non ci fidiamo delle analisi perché qui ci viviamo tutti i giorni e la vita è nostra. Ora dopo il crollo delle due pile la zona è coperta di polvere, dopo l'implosione è passata una spazzatrice dell'Amiu, ma non è servito a nulla. E' tutto come prima, bisogna intervenire di più e meglio, lavare tutto. La nostra paura è che ”.
Fra gli abitanti c'è anche Amedeo Lucia, un consigliere del Pd del Municipio Val Polcevera, che spiega: “Ora speriamo che la bonifica delle macerie avvenga nei tempi e nei modi giusti, perché sono rifiuti speciali e forse con tracce di amianto, dunque prima di parlare di riutilizzarli è bene bonificarli”.
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