Ponte Morandi, prima interdittiva antimafia: risolto il contratto con Tecnodem

di Fabio Canessa

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La titolare è consuocera di un pluripregiudicato vicino alla camorra. Omini: "Eravamo autorizzati"

Ponte Morandi, prima interdittiva antimafia: risolto il contratto con Tecnodem
Prima interdittiva antimafia per un'azienda nel cantiere di ponte Morandi. A notificarla è la Dia di Genova, su provvedimento emesso dal Prefetto, nei confronti dell’impresa Tecnodem S.r.l. Unipersonale con sede a Napoli, impegnata nelle attività connesse alla ricostruzione, ritenuta permeabile ed esposta al pericolo di infiltrazione della criminalità organizzata di tipo mafioso. La Tecnodem, che si occupa di demolizione industriale di materiale ferroso, a febbraio scorso è stata inserita tra le ditte sub-appaltatrici per la demolizione e la bonifica degli impianti tecnologici, per una cifra pari a 100mila euro. La Tecnodem, l'azienda destinataria della misura interdittiva del prefetto su segnalazione della Dia, era nella 'white list' della prefettura. Nella scelta per il subappalto l'ati aveva fatto riferimento alla "white list", ovvero l'elenco prefettizio delle aziende già verificate. Si apprende da fonti vicine alla Struttura commissariale. Il protocollo d'intesa firmato dal commissario e dal prefetto di Genova prevede la possibilità di controlli più approfonditi anche una volta che le imprese entrano in cantiere. Il committente è la ditta Omini che ha già comunicato di aver risolto il contratto. L'azienda, precisa in una nota, "prima dell’inizio dei lavori aveva presentato alla Committenza tutta la documentazione richiesta e prevista ai fini delle verifiche antimafia per ottenere il permesso al subappalto delle relative attività. Ottenuta l'autorizzazione, soggetta a successiva verifica da parte della Prefettura, sono stati consentiti gli ingressi in cantieri.  Alla luce di quanto emerso dalle indagini svolte dalla Prefettura di Genova e in seguito alla conseguente comunicazione ricevuta in data 13 maggio 2019, l'Ati nel totale rispetto e ottemperanza delle prescrizioni ricevute ha già provveduto all'immediata risoluzione del contratto di subappalto e all’allontanamento della società in questione". Era stata la struttura commissariale ha perciò risolto il contratto con la Tecnodem: "Come previsto dal protocollo sottoscritto dal commissario per la ricostruzione Marco Bucci e il prefetto di Genova Fiamma Spena, dato il provvedimento interdittivo adottato dalla Prefettura nei confronti dell'impresa Tecnodem srl, la struttura commissariale ha provveduto a chiedere l'immediata risoluzione del contratto in essere all'Ati di demolizione, di cui la stessa azienda era un subappalto con incarico di demolizione e bonifica di impianti tecnologici. Al provvedimento si è arrivati grazie all'efficienza dei controlli svolti puntualmente eseguiti nei confronti delle aziende che orbitano attorno al cantiere". Amministratrice e socia unica dell'azienda è Consiglia Marigliano, priva di titoli o esperienze professionali di settore, che risulta consuocera di Ferdinando Varlese, pluripregiudicato 65enne di Napoli e domiciliato a Rapallo, dipendente della stessa Tecnodem. Tre le condanne che ha riportato emerge la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli nel 1986 per associazione a delinquere. Tra i coimputati vi erano soggetti affiliati al clan Misso-Mazzarella-Sarno, già appartenente all'organizzazione camorristica denominata "Nuova Famiglia" i cui boss di riferimento erano Michele Zaza e suo nipote Ciro Mazzarella. Altra sentenza rilevante è quella della Corte d’Appello di Napoli del 2006 per estorsione tentata in concorso, con l’aggravante di aver commesso il fatto con modalità mafiose, da cui si evincono in maniera circostanziata i legami di Varlese con il sodalizio camorristico D'Amico, cui risulta legato da rapporti di parentela. Alla luce di tali accertamenti svolti dalla Dia, la Prefettura di Genova ha ritenuto che il complesso degli elementi di permeabilità criminale fosse tale da porre l’impresa in una condizione di potenziale asservimento - o comunque di condizionamento - rispetto alle iniziative della criminalità organizzata di stampo camorristico. L’attività odierna si inserisce nel quadro delle 'Disposizioni urgenti per la città di Genova', che ha individuato la Dia come punto di snodo di tutti gli accertamenti antimafia. Fino ad oggi, infatti, sono stati eseguiti controlli, con la collaborazione delle Forze di polizia territoriali, su 92 società e 4.062 persone fisiche impegnate nella ricostruzione del viadotto sul Polcevera. "Grazie alla Dia di Genova. È la dimostrazione che i controlli di legalità sul grande cantiere funzionano anche con procedure estremamente snelle e semplificate. Andiamo avanti per il nuovo ponte sul Polcevera in trasparenza, efficienza e rapidità". Lo scrive su Twitter il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli commentando la prima interdittiva antimafia per una azienda con sede a Napoli impegnata nei lavori di ponte Morandi notificata oggi. La Tecnodem srl, "da oggi è estromessa dai lavori del cantiere. Giusto il tempo di portare via i mezzi. E' finito il subappalto". Lo ha detto l'ex procuratore capo del capoluogo ligure e responsabile anti-corruzione della struttura commissariale per la ricostruzione del viadotto, Michele Di Lecce, parlando con le agenzie di stampa. "Non era un subappalto di grandissima rilevanza - aggiunge - e nel cantiere sono stati utilizzati grosso modo una decina di lavoratori da parte di questa ditta. Il contratto non era direttamente con la struttura commissariale ma un subappalto di una ditta demolitrice". Di Lecce sottolinea che "i controlli hanno funzionato. Gli accertamenti sono stati fatti fin dai primi momenti in cui l'azienda ha avuto accesso al cantiere ma finché non c'è stata l'interdittiva non c'erano possibilità di escluderla dal subappalto". Di Lecce spiega che "in questo cantiere ci sono controlli ancora più stringenti rispetto quelli dell'ordinaria normativa antimafia. Tra il prefetto e il commissario straordinario è stato firmato un protocollo proprio per evitare le infiltrazioni. Alle aziende viene chiesta tutta una serie di informazioni che costituiscono oggetto di verifica continua dal nucleo interforze della Prefettura, attraverso un'apposita piattaforma informatica. Partendo da questo protocollo e dalle informazioni che sono state acquisite dopo la stipula del subappalto, la Prefettura è arrivata a trarre la conclusione dell'interdittiva. E sulla base di questa, è scattata la clausola che prevede la risoluzione immediata del contratto". Di Lecce, ricorda inoltre, che "i controlli con accesso diretto al cantiere da parte delle forze di polizia con identificazione dei soggetti sono stati fatti anche in maniera più frequente rispetto ad altri cantieri delle stesse dimensioni ma la piattaforma informatica consente di analizzare una serie di informazioni e di dati, anche senza andare in cantiere".