Ponte Morandi, da oggi inizia la ricostruzione
di Paolo Lingua
Il punto di Paolo Lingua
Al di là dei passaggi cerimoniali e delle scontate formalità (peraltro non eccessive né ridondanti) la giornata di oggi è stata importante per Genova. E’ stata predisposta la lastra di marmo con le firme dei responsabili politici e tecnici ed è stata effettuata la prima colata di calcestruzzo alla base della pila 9, la prima della nuova serie di quelle che dovranno sostenere il nuovo ponte autostradale sul Polcevera in sostituzione del distrutto ponte Morandi. E’ il primo passo vero per la ricostruzione. E tutti i presenti rappresentativi – il ministro Danilo Toninelli, il presidente della Regione Giovanni Toti, il sindaco-commissario Marco Bucci, i dirigenti e i progettisti del gruppo “Per Genova” che riunisce le società ricostruttrici – sono stati concordi nell’impegno per mantenere i tempi e i ritmi della ricostruzione, mentre tra pochi giorni ci sarà uno dei passi più importanti della demolizione di quel che resta con ulteriori seguiti nelle prossime settimane. Una riflessione del ministro Toninelli, espressa questa mattina, mentre visitava la “zona rossa” e la “zona arancione” e si informava sulla situazione generale riguarda la vicenda del ponte Morandi, un dramma ingiustificato e dai contorni ancora non chiari. Toninelli ha riflettuto su tanti drammi naturali nel passato italiano e tutti caratterizzati poi da una esasperante lentezza nella ricostruzione, con stop causati da mille ricorsi giudiziari e amministrativi, da grovigli di leggi e normativa sovente contraddittorie e indistricabili, da veti incrociati e mille e mille giochi di veti incrociati. La lentezza e l’abbandono sono stati sempre grandi difetti italiani.
Il dramma di Genova sembra, almeno per ora, aver risvegliato gli animi: l’idea del sindaco – commissario in grado di accelerare tutte le pratiche ha Dato sinora risultati positivi; la raccolta di fondi per risarcire i danneggiati è andata avanti; l’inchiesta a vasto raggio della magistratura sulle cause del disastro non ha ostacolato le operazioni di demolizione e, da adesso, di ricostruzione. In parole povere, il caso-Genova potrebbe essere un modello per il futuro per tutta l’Italia soprattutto in questo momento in cui, tra tanti problemi, si è tornati a discutere – non senza contrasti – sull’urgenza di riprendere le grandi opere rimaste ferme perché, secondo molti osservatori politici e del mondo imprenditoriale, le grandi opere hanno, in termini post-keynesiani, un ruolo trainante per la ripresa economica di un paese perché portano investimenti, filiere positive e occupazione, vale a dire ricchezza, benessere e crescita sociale. Del resto, come ci è capitato di affermare in molte occasioni, la ricostruzione del ponte sta assumendo un ruolo e una funzione di cambio di marcia per l’economia genovese che forse nel recente passato è stata forse troppo stagnante.
E’ un leit-motiv che piace molto al sindaco Marco Bucci da diversi mesi. Secondo il sindaco, lo scatto psicologico la rabbia per la rivincita dopo aver subito una assurda ingiustizia dovrebbe imporre lo scatto della ripresa. E, obiettivamente, i progetti si stanno allineando. Basterebbe una riflessione più modesta: l’urgenza di rimediare molti aspetti negativi prodotti dal crollo ha fatto realizzare molte opere – in particolare infrastrutture urbane – che da tempo erano ferme, basterebbe pensare alla “Strada Rossa”, la raddoppio di lungomare Canepa e a tante soluzioni infrastrutturali dell’area colpita dal crollo. Se l’urgenza mette le ali ai piedi, questo volo dovrebbe essere ancora più possibile nella normalità. Forse questa è la lezione più importante che la tragedia può averci insegnato. mE ora, al di fuori degli slogan, sia pure nella sicurezza, occorre correre per avere nuovamente il ponte in funzione il prossimo anno.
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