Ponte Morandi, composta e misurata la giornata della memoria
di Paolo Lingua
Non è stata certamente una sorta di festa, il ricordo, a due anni di distanza, del crollo del Ponte Morandi che, ormai, non chiameremo più così, anche perché l’indicazione è triste e malinconica. Meglio Ponte San Giorgio, nuovo, generalista per la città, ma alla fin dei conti positivo. Non è stata, come del resto è giusto, una festa, ma è stato un ricordo sereno, composto, misurato. Sobria la messa officiata dall’arcivescovo Marco Tasca che nella breve omelia ha ricordato che “Dio non lascia solo nessuno”. Poi c’è stata la cerimonia celebrativa del ricordo delle 43 vittime nel giardino in via di realizzazione sotto il nuovo ponte, disegnata dall’architetto Stefano Boeri, dove spiccano 43 alberi, uno diverso dall’altro, appunto per ricordare le 43 vittime del dramma assurdo.
Gli interventi istituzionali – l’arcivescovo Tasca, il premier Giuseppe Conte, il sindaco Marco Bucci e il presidente della regione Giovanni Toti - sono stati tutti concisi e misurati. Conte (ma erano presenti anche i ministri De Micheli e Bonafede) ha insistito sul suo impegno per Genova e ha ribadito l’esigenza di verità e di chiarezza : il Governo sarà vicino in ogni momento all’azione della magistratura genovese che sta setacciando le posizioni dei quasi 80 indagati e si prepara a valutare l’esito delle infinite perizie e controperizie prima di dare il via, decisi i casi di rinvio a giudizio, al processo. E’ stato toccante l’intervento della portavoce dei parenti delle vittime: nel crollo del ponte ha perduto la sorella, il cognato e due nipoti adolescenti.
Ha ricordato che le lacrime non sono una sconfitta ma uno strumento di battaglia. Ha insistito sulla necessità di verità e di giustizia, una strada nella quale ha promesso di impegnarsi con tutte le sue forze. Ancora più sobria, nel pomeriggio, a Palazzo Tursi la breve cerimonia della scopertura della lapide (sormontata dalla bandiera di Genova appesa dai vigili del fuoco per un anno e mezzo a uno dei piloni del ponte) che, nell’atrio del palazzo del Comune, ricorda le 43 vittime. Poi, in serata, il rito laico di tre fiaccolate in Val Polcevera. A voler riflettere sui diversi passaggi della giornata va considerato che è giusto aver inserito a Tursi, il “palazzo della memoria” della città , il ricordo delle vittime e di aver dato vita , in un incrocio di cantieri per decenni e decenni dominati dal cemento e dalle fabbriche, a una sorta di “isola verde” proprio sotto il nuovo ponte,
Sarà un giardino di cui tutti nella zona potranno usufruire, dove saranno possibili eventi, manifestazioni e spettacoli e dove potranno approdare bambini, famiglie, anziani. Sarà un punto di riferimento di serenità e di riequilibrio anche ambientale. Ma la piccola foresta con i 43 alberi sarà un ricordo perenne. Oggi ancora straziante e doloroso, ma che, con il tempo, senza rinnegare la memoria, sarà più dolce e sopportabile. Un dono di vita che viene da chi ha subito una morte ingiusta.
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