Ponte e Terzo Valico: l'occasione per cambiare in meglio, superando la burocrazia
di Paolo Lingua
Entro la fine della settimana, i dettagli non sono stati ancora definiti, sarà issata l’ultima maxi-trave, tra le pile 10 e 11, del ponte del Polcevera, il cui nome futuro è ancora oggetto di discussione e di meditazioni politiche (nei giorni scorsi ha ripreso quota l’ipotesi di intitolarlo a Nicolò Paganini). In questo momento particolare, mentre molte attività imprenditoriali e commerciali si fermano, è molto importanti, su tutti i piani, che la ricostruzione del ponte non si fermi.
In primo luogo la struttura è essenziale per i servizi e per la ripresa del traffico merci e civile del territorio. In secondo luogo, a maggior ragione in un contesto di infezione diffusa e incontrollata, la ricostruzione ha un segno psicologico di doppia importanza sul piano dell’opinione pubblica. In questi giorni si è parlato, con molti riferimenti anche differenti, delle difficoltà dei lavori, vista la situazione generale, ma, nello stesso tempo, a livello nazionale, a cominciare dallo stesso premier Giuseppe Conte è stato esaltato il “modello Genova”, proprio per la rapidità dei lavori e per l’intelligente scelta della gestione commissariale.
Da parte di molti politici e in particolare di imprenditori se è sottolineato come la gestione commissariale dovrebbe essere applicata alle grandi opere italiane che ancora attendono il decollo, perché si è avuta la prova di come sia importante scavalcare e superare la selva di mille, contraddittorie e inutili leggi e leggine, nonché degli intricati regolamenti che sinora hanno avuto sempre il “merito” (se così si può dire) di rallentare, ritardare se non addirittura bloccare lavori e opere di rilevante importanza per l’economia del territorio, ma anche con conseguenze al livello internazionale. In questi giorni a rinforzo del personale che lavora per il ponte, sono intervenute imprese che già lavorano in subappalto per la realizzazione del Terzo Valico, provvisoriamente ferme. S’era persino adombrato a uno stop per certi interventi in corso proprio sul Terzo Valico, ma adesso sembra che il blocco non ci sarà, per fortuna.
Il Terzo Valico ha avuto un decollo lentissimo, non solo per i noti motivi burocratici, ma anche per una complicata discussione politica (con destra e sinistra incrociate). Per decollare, tanto per fare una sintesi, ci sono voluti trent’anni. Poi, per fortuna, i lavori sono partiti e sono proseguiti senza troppi blocchi in maniera regolare. Ora la conclusione e il funzionamento della linea ferroviaria “ad alta capacità” dovrebbero aversi tra il 2022 e il 2023, nella speranza concreta che, arrivata la linea a Tortona, sia possibile agganciarsi per raggiungere Milano mantenendo la velocità sostenuta delle altrte linee specializzate che già funzionato sull’asse Roma-Firenze-Bologna-Milano.
Anche se gli enormi problemi dell’infezione coronavirus che incombono su tutta l’Italia sembrano lontano dalla realizzazione d’una ripresa-chiave di un delicato asse autostradale e d’una ferrovia che dovrebbe funzionare da decenni sia per merci sia per passeggeri, è importante intuire come in un’Italia dove molti settori produttivi sono costretti a fermarsi, vadano invece avanti con volontà caparbia opere importantissime decisive per le comunicazioni internazionali e per rendere il trasporto delle merci (che per lo più vengono e vanno dai porti) concorrenziale con il Centro Europa e con il sistema collaudato dei porti del Nord. La traccia psicologica su tutti noi sarà molto forte: e potrà essere, quando sarà possibile ragionare non incalzati dal dramma sanitario, su quanto dovrà cambiare nel nostro sistema. Cambiare in meglio distruggendo quanto di inutile e di gratuito c’è nella burocrazia d’eccesso.
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