Perché il 'fumaiolo giallo' è importante per Genova
di Paolo Lingua
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Il Punto di Paolo Lingua
E’ molto importante, sia sul piano economico sia su quello psicologico e dell’immagine, il ritorno d’un polo crocieristico legato alla flotta Costa nel porto di Genova. Oggi a Ponte Andrea Doria era maestosamente attraccata la Costa Fortunata. E’ stato annunciato che creerà un “giro” di circa 170 mila turisti. Il prossimo anno toccherà alla Costa Pacifica che dovrebbe incrementare il budget. E tutto questo, come ha annunciato il direttore generale Neil Palomba, non inciderà né sugli scali di Savona e della Spezia.
Sulla Liguria insomma si spalmerà il business crocieristico. In fondo è un consolidamento d’una cultura imprenditoriale e d’una tradizione che fa parte del Dna del territorio. Il nome stesso della flotta, che pure oggi fa parte del gruppo multinazionale Carnival, è un marchio ed è legato all’intuizione strategica – felice e fortunata ai suoi tempi – di quella che è stata una “old great family” dell’imprenditoria genovese e della rinascita dell’economia navale sin dagli anni Venti del secolo scorso.
Nicola Costa, intellettuale e musicofilo, uno degli ultimi manager del gruppo era elegantemente seduto questa mattina nel salone d’onore ad ascoltare Palomba e le autorità cittadine. La decisione strategica del gruppo Carnival è importante per Genova, come si è detto, anche perché sono previsti interventi strutturali assai importanti. Entro il 2024, come è stato annunciato, sarà realizzato, d’accordo con le autorità portuali e con il sostegno delle istituzioni, un terminal crocieristico esclusivo per la flotta Costa.
L’ipotesi più probabile è Calata Gadda per motivi tecnici. E’ stato scartato invece lo specchio acqueo antistante l’Hennebique, sulla cui sorte e trasformazione ancora si discute ancora. Ma si tratta d’un attracco inadeguato per una serie di inadeguatezze tecniche e strutturali. Il fatto di poter contare in pochi anni su un sistema di imbarco e sbarco adeguato è certamente un elemento in più per essere soddisfatti e ottimisti.
Per la verità si tratta d’un recupero di fatto. Genova, molti anni fa, perse l’occasione di diventare la capitale italiana dei terminal delle crociere perché il porto e il comune si erano impuntati su un progetto sbagliato radicalmente, vale a dire quello di Ponte Parodi, ancora adesso in attesa d’una soluzione. Era l’epoca in cui si pensava di realizzare un’area con ristoranti, centro commerciali e persino un teatro.
Tutti progetti che allo stato attuale, ma anche nei quindi e più anni che separano del progetto iniziale mai realizzato, non hanno (non avevano) alcuna consistenza concreta. Allora, anche la cosa era evidente, nessuno ebbe il coraggio di dire la verità, anche i politici sia di destra sia di sinistra. Per cui il gruppo Costa si spostò a Savona e successivamente mise una base importante alla Spezia.
Adesso Genova, finalmente, recupera una fetta importante di mercato e mette tutte le premesse per uno sviluppo determinante per gli anni a venire. Lo scalo genovese ha alcune esigenze immediate: oltre al terminal per la Costa, c’è la questione dello spostamento della Diga Foranea e dell’aumento del pescaggio dei fondali per le navi, sia crocieristiche, sia portacontainer, di ultima generazione, per non parlare del ribaltamento a mare della Fincantieri.
Se poi andrà a buon fine la ristrutturazione dell’ex quartiere fieristico ormai quasi inutilizzato si potrà parlare entro la fine degli anni Venti d’un salto qualitativo che, connesso ai potenziamenti trasportistici autostradali e ferroviari, darà davvero a Genova il ruolo di capitale portuale del Mediterraneo. Evitiamo la retorica e gli slogan, ma speriamolo.
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