Pd-5 Stelle, piccoli passi avanti sulla strada dell'intesa
di Marco Innocenti
3 min, 7 sec
Renzi "stronca" Gentiloni ma la base Dem continua ad essere scettica
Secondo voci e sussurri che hanno un’eco ancora più flebile in Liguria ma che partono dalla sorgente dei vertici del Pd l’incontro di oggi sarebbe stato un piccolo passo avanti nella trattativa per dar vita al nuovo governo tra il Pd e il M5s. Ma, a dar retta alle prudenti informazioni, oggi ci sarebbe stato solo un passaggio su alcuni aspetti procedurali, ma poi le decisioni definitive si avranno quando ci sarà il confronto tra i vertici e molti si attendono una soluzione concreta (accordo o elezioni) dopo un confronto testa a testa tra Zingaretti e Di Maio. Zingaretti ha dichiarato la sua piena disponibilità, ma sembra molto duro su alcuni punti del programma. In realtà, sempre come confermano anche a livello ligure i leaders locali, il segretario del Pd ha aperto la trattativa in gran parte perché temeva una spaccatura da parte dei renziani.
Ma nella giornata di oggi, sia pure sottovoce, non sono mancate critiche alla eccessiva disinvoltura dell’ex presidente del consiglio e in particolare è stato criticato l’intervento di Renzi contro Gentiloni da lui indicato come un sostanziale nemico della trattativa con i “grillini” e un sostanziale sostenitore delle elezioni anticipate. Ma in effetti, nella base del Pd, i dubbi non mancano e non ci sono manifestazione di entusiasmo. In effetti, basta scorrere la cronaca degli ultimi anni, il Pd e i suoi leaders sono stati oggetto delle più pesanti critiche da parte del movimento grillino. Renzi poi – i suoi collaboratori più stretti e i suoi familiari – è stato oggetto d’un massacro mediatico e la sua “piroetta” quasi incredibile a favore dell’alleanza con il M5s per formare un governo ha suscitato i più svariati commenti, decisamente poco entusiastici e decisamente critici, anche sul piano etico, anche se nel gioco della politica le questioni etiche passano sempre in secondo piano.
Nel Pd l’ombra della scissione pende minacciosa e questo rischio ha spinto Zingaretti alla trattativa. Se ne vedranno gli esiti entro il prossimo mercoledì. C’è chi osserva che va giudicata favorevole la ripresa della Borsa (Milano in particolare) e il calo della “spread”, anche se su questa valutazione specifica gioca la crisi economica della Germania, ma occorre ammettere che a questo momento tutti i giochi sono ancora per aria. In primo luogo la possibilità di accordo; in secondo luogo il programma con i singoli punti di accordo che non sono omologhi; in terzo luogo la scelta dei chi farà parte del nuovo esecutivo. E questo è un discorso che vale sia per il Pd sia per il M5s. Tutte le possibili ipotesi pendono sul capo di Giuseppe Conte che non sarà quasi certamente più primo ministro ma anche potrebbe entrare in Europa oppure ricoprire un importante incarico tecnico amministrativo.
Nel Pd non dovrebbero entrare per loro dichiarazione nel nuovo governo né Zingaretti (che dovrebbe dimettersi da presidente della Regione Lazio) e neppure Renzi per sua esplicita dichiarazione, così come i suoi fedelissimi Boschi e Lotti, già oggetto dei bombardamenti da parte dei grillini ai tempi del precedente governo. A questo punto il centrodestra da Salvini alla Meloni sino a Berlusconi si prepara a una dura battaglia di opposizione continuando a invocare le elezioni. Sorgono scommesse sulla eventuale durata del potenziale governo Pd – M5s. C’è chi afferma che non si andrà oltre la prossima primavera o il prossimo autunno, soprattutto se il centrodestra vincerà gran parte delle elezioni regionali e comunali, anche perché non è detto che l’eventuale accordo di governo porti poi, a livello locale, a liste alleate giallo-rosse. Già in Liguria appare assai difficile, soltanto a riesaminare i due contrasti (anche di questi giorni) sulla Gronda e sulle grandi opere pubbliche. Ma come si sa in politica tutto è possibile e le acrobazie sono infinite.
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