Ogni tanto anche gli industriali perdono la pazienza
di Paolo Lingua
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Il Punto di Paolo Lingua
Gli industriali di Genova, in genere guardinghi (l’ex deputato di Fi Alberto Gagliardi aveva inventato la battuta “imprenditori prenditori”), oggi sono scesi in campo contro il Governo. La bordata è partita nel contesto d’un convegno: la Gronda deve decollare anche durante i lavori della ricostruzione di ponte Morandi; non ci sono intralci per la vita della città e tutto può essere risolto.
Chi ha fatto squillare la tromba della carica è stato l’ingegnere Giuseppe Zampini, ad dell’Ansaldo ed ex presidente di Confindustria e attualmente vicepresidente dell’ospedale Galliera. Zampini, che in genere ha un temperamento pacato e mediatore, ha detto tranquillamente di “parlare anche da ingegnere” in margine ai problemi tecnici della ricostruzione del ponte della realizzazione dell’ormai quasi trentennale e storico progetto della Gronda.
In effetti Zampini non ha torto: si tratta di opere pubbliche e di interventi che oggi la tecnologia e la pianificazione possono tranquillamente risolvere, creando i minimi fastidi sia alla popolazione residente nei pressi dei cantieri sia al traffico e alla circolazione. Un po’ tutti i settori del mondo industriale hanno seguito la tesi di Zampini, dai giovani agli specialisti di settore.
Al dibattito era presente il viceministro dei trasporti Edoardo Rixi, che ha cercato di contenere la contestazione che aveva come preciso obiettivo il Governo. Ha fatto capire, per parte sua, d’essere favorevole e ha tirato in ballo il ministro competente e in un certo senso suo “superiore” Danilo Toninelli.
Quest’ultimo, sia in campagna elettorale, sia nel primo anno e mezzo di governo, non ha mai nascosto la sua scarsa simpatia per il Terzo Valico ferroviario, sia per la Gronda e, anche nella vicenda della ricostruzione del ponte, non ha nascosto dubbi e perplessità. Ma è noto: gli esponenti della Lega, Salvini in testa, sono favorevoli al rilancio produttivo e alle grandi opere, una linea politica che, dopo una iniziale opposizione, il M5s ha di fatto subito, lavorando più di freno che di acceleratore.
E’ nota la freddezza, se non addirittura la polemica, che contraddistingue la posizione della Confindustria nazionale nei confronti dell’attuale Governo, in particolare contro la componente del M5s proprio per via delle problematiche che riguardano i numerosi cantieri bloccati in Italia, anche perché la Confindustria ritiene che il decollo delle grandi opere possa essere un motore di ripresa per l’economia italiana e consenta un movimento0 positivo per molte imprese che potrebbero essere oggetto di committenze e di sotto-committenze.
E’ un ragionamento che si riflette perfettamente su Genova e sulla Liguria dove la realizzazione di infrastrutture di trasporto merci e di servizio è la chiave dello sviluppo e della ripresa, considerato che il suo sistema portuale (Savona, Genova e La Spezia) copre due terzi dell’intero sistema dello shipping italiano ed è strategico per l’Europa, la chiave del Mediterraneo.
Purtroppo occorre ricordare che anche a in Liguria, nei lunghi anni di leadership del centrosinistra, i ritardi e i veti incrociati allo sviluppo delle infrastrutture non sono mancati, anche se oggi, dopo la priva di tanti errori marchiani, ci si sta rendendo conto che la “decrescita felice” è una grossolana fake news.
Forse c’è più da recuperare che da correre, ma, tutto sommato, la sferzata di Zampini non è stato una mossa sbagliata. Partiti di governo che vivono di bisticci in funzione elettorale si renderanno presto conto che non è il caso di rischiare l’impopolarità, perché il “voto di pancia” dei cosiddetti scontenti potrebbe rivoltarsi proprio contro chi ha promesso progressi e non li ha portati.
Quella di oggi potrebbe essere una puntata importante d’un lunga storia. Edoardo Rixi, che non è impreparato, ci rifletta. Magari, entro un anno, in un diverso contesto, potrebbe essere ministro e potrebbe essere il regista d’una rinascita del territorio ligure.
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