Occorre un rapido decollo per il nuovo Galliera
di Paolo Lingua
Con la presentazione di oggi c’è da augurarsi che nel volgere di pochi mesi decolli il progetto per realizzare, in tempi rapidi, il cosiddetto “Nuvo Galliera”. L’auguro non è frutto di un facile ottimismo ma dalla considerazione, molto pratica, del fatto che il progetto è, per il momento, l’unico concreto e pratico per offrire alla città e alla regione un netto miglioramento dell’offerta sanitaria e assistenziale. Il Galliera, come è noto, è un ospedale storico di alto livello sul piano della qualità del servizio, ma che è condizionato strutturalmente, dall’arretratezza delle strutture assistenziali e di ricovero legate a un edificio che ha più di cento anni. La donazione alla città della duchessa di Galliera è stata certamente un grande gesto e una scelta illuminata, ma è obiettivamente constatabile che le strutture recettive hanno ormai superato ogni limite di efficienza.
E’ quindi importante che un ospedale, privato nella forma ma di servizio pubblico nella sua realtà pratica, rovi il suo adeguamento. Il progetto, decollato ormai da quasi vent’anni e dopo modifiche, inciampi, polemiche e riadattamenti, ha trovato ormai la sua definizione. E’ giusto quindi che, superando i solititi tentativi di stop, peculiari da sempre della genovesità, adesso il progetto definitivo prenda il volo, questa volta con l’appoggio delle istituzioni. Con la presentazione ufficiale di oggi del progetto dovrebbe ormai correre la burocrazia e arrivare entro la fine dell’anno all’inizio dei lavori da concludere nel volgere di pochi anni. C’è una osservazione di fondo da fare immediatamente: in questo momento, la ristrutturazione del Galliera è l’unico progetto sul filo della realizzazione. Per il resto, non solo del capoluogo ma di tutta la Liguria, non esistono piani concreti e finanziati in gradi decollare nel giro di pochi mesi.
C’è solo la possibilità di ritoccare in maniera marginale alcune strutture esistenti che debbono essere declassata da ospedali, ormai inutilizzabili, a centri di accoglienza e di smistamento, sorta di pronti soccorsi “volanti”: ce ne sono nel capoluogo e in tutto il territorio. In questa chiave, considerata sul piano obiettivo la sua collocazione strategica nel cuore della città, va valutata l’importante operazione di razionalizzare, modernizzare e ristrutturare, l’ospedale Galliera, anche perché il progetto ambizioso agli Erzelli è fallito miseramente. Sarà quindi importante poter disporre in tempi rapidi di un ospedale di alto livello professione collocato nel cuore di Genova , prima che partano nuovi dibattiti sugli infiniti progetti (ancora senza elaborazione operativa e finanziamenti) sul resto del territorio. Sappiamo che chi spinge per una rapida soluzione è l’ arcivescovo di Genova, mons. Marco Tasca, che da subito ha approfondito il progetto. Ora occorre decollare senza perdere altro tempo.
Per Genova avere a disposizione un ospedale alternativo la maggior centro sanitario che è San Martino è importante e la vicenda della pandemia ne è stata un dimostrazione pratica in piena evidenza. Sarà importane, soprattutto dal punto di vista sanitario, ma anche in chiave di ricerca scientifica. Valutare anche il ruolo del nuovo Galliera e, possibilmente, come per San Martino e per il Gaslini, agganciare un rapporto costruttivo con l’Università di Genova, un progetto già discusso in passato e poi interrotto. Il presidente della regione Giovanni Toti, che ha voluto assorbire tra le sue funzioni anche quella di assessore alla sanità, potrebbe essere il passaggio strategico necessario per il salto di qualità. Anche perché, come era stato adombrato in passato, la Liguria, per la sua condizione geografica e meteorologica, potrebbe essere un punto di approdo per la sanità del Nord, invertendo una tendenza che invece era pesata nel passato. I Liguri potrebbero curarsi a casa loro e semmai attrarre molti residenti nelle regioni vicine. La Liguria capitale della sanità? Ecco una scommessa affascinante.
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