Nuovo Ponte: così rinasce la pila bruciata il 31 dicembre
di Michele Varì
Le immagini esclusive della notte nel cantiere record che non si ferma mai
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A bruciare a fine anno, giorno in cui si buttano le cose vecchie, è stata la pila numero 13, numero di solito associato a buoni auspici. Il nuovo Ponte la scorsa notte si è messo alle spalle pure la scaramanzia e va avanti. Spedito come nessun altro cantiere ha mai fatto in Italia, un cantiere aperto h24, ventiquattro ore su ventiquattro. A causa di una scintilla provocata da un flessibile il 31 dicembre era bruciato il cassero (l'armatura in legno che si costruisce per accogliere la gettata di cemento armato), degli ultimi quattro metri e mezzo della pila: la scorsa notte la parte distrutta dalle fiamme è stata cambiata.
Per non perdere nemmeno un minuto è stata sostituita con un altro cassero, prelevato con le gru di 50 metri dalla pila 11, dove era già stato completato. La priorità infatti spetta alla pila 13 affacciata su via Fillak perchè sarà la prossima ad essere unita al tratto di impalcato già posato a levante.
Molti guardando le immagini degli impalcati in tv o passando dalla Valpolcevera appaiono scettici che su quel viadotto possa passare una strada così importante. Ma è solo un problema di proporzioni dettato dalla distanza. Da lontano il ponte sembra piccolo, quasi esile; da vicino è un bestione largo 36 metri, e non sono pochi, che sfila a 40 metri di altezza, poggiato su pile di cemento e impalcati di ferro inattaccabili pure dalle intemperie e dal tempo. Se lo lasciano sfuggire gli operai che vi lavorano, che pure hanno l'ordine di non parlare con i cronisti, lavoratori orgogliosi di lavorare nel cantiere fra i più importanti mai aperti in Italia, ma senza esagerare.
La sostituzione del cassero bruciato è durata dalle 23 alle 6 del mattino: per lavorare in sicurezza via Fillak è stata chiusa al traffico dalla polizia locale. Uniche deroghe: il transito dei pochi bus della notte che collegano la Valpolcevera al resto de mondo.
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