"Non sprecare il dono del tempo significa fare il bene": il cardinal Bagnasco si rivolge soprattutto ai giovani

di Redazione

"Anche davanti alle delusioni, non deve mai venir meno la forza della speranza"

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Secondo appuntamento con il commento al Vangelo della settimana da parte del cardinale Angelo Bagnasco che, in esclusiva per Telenord, dialoga con i fedeli e lancia un messaggio che andrà in onda sulla nostra rete alle 13,45, alle 17,30 e alle 20,45.

"Cari fratelli e sorelle, ci ritroviamo davanti al Vangelo della quarta domenica di Quaresima. Siamo in un momento molto serio davanti alla pandemia del coronavirus e dobbiamo rispettare tutti le norme di sicurezza, intensificando la preghiera personale e in famiglia. Il Vangelo di questa domenica riporta la guarigione del cieco nato. Vorrei sottolineare come la volta scorsa alcuni passaggi di questo miracolo e mi rivolgo in modo particolare ai nostri giovani che sono con voi nelle vostre case e nelle vostre famiglie. QUesto perché loro hanno la vita davanti, cioé una partita da giocare, una partita che non ha ritorni e non ha possibilità di essere rigiocata. Pertanto, come dicono le parole di Gesù, non dobbiamo nessuno, ma loro in particolare, nello splendore dlela loro giovinezza, sprecare il tempo. Proprio per l'amore e la stima che tutti noi abbiamo in loro, ci interessa molto che questo accada: non sprecare il dono del tempo che significa fare il bene. E' quello che Gesù ci dice nell'inizio del Vangelo: 'Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno, poi viene la notte quando nessuno può agire'. Parole un po' misteriose ma il senso generale è chiaro: non dobbiamo sprecare il giorno. Il giorno è soprattutto per tutti noi ma in particolare per voi, cari ragazzi".  

"La seconda sottolineatura - prosegue il cardinal Bagnasco - è quella relativa all'incontro fra il cieco nato e Gesù. Il cieco non chiede niente a Gesù, sono altri che lo accompagnano. Gesù lo vede e fa del fango, con un po' di terra e la sua saliva e la spalma sui suoi occhi, dicendogli 'Va' a lavarti'. Tutto qui. Estremamente semplice e anche singolare, questo impasto di fango che Gesù fa. Ma l'uomo obbedisce e questo punto deve incuriosirci: perché quest'uomo obbedisce a Gesù quando ancora non lo riconosce come figlio di Dio e salvatore del mondo? Perché - spiega il cardinale - io penso che nel cuore di quest'uomo malato, che non ha mai visto nulla della natura e del volto altrui, vive la speranza che prima o poi nasca qualcosa di bello anche per lui. E' la forza della speranza di non perdere tempo e costruire qualcosa con fiducia. Anche nella vostra vita avrete momenti di prova e di delusione, cari giovani, fanno parte della vita di tutti ma non deve mai venir meno la forza della speranza. Questo avviene nel cuore di quest'uomo che va, si lava e improvvisamente ci vede"

"A quel punto - prosegue il cardinale - alcuni che osteggiano Gesù vanno a informarsi dai genitori. Sarà proprio vero che l'uomo è nato cieco o sarà solo una messinscena? La risposta è semplice: dicono loro 'chiedetelo a lui, ha l'età per parlare e risponderà lui'. I genitori rispondono così perché hanno paura di essere criticati dai farisei del tempo. è il non-coraggio, la paura di mostrarsi e di dirsi credenti. Quello che succede spesso anche oggi: la vergogna di dirci cristiani, di professare la nostra fede, di andare in Chiesa, che andiamo alla Santa Messa. Si ha paura di essere giudicati arretrati, superati o dei creduloni, tanto più se siete giovani. Qui sta però una bella prova delle fede, un momento in cui una terapia di irrobustimento della vostra fede. Nel momento in cui lottiamo per essa, questa diventa più bella, più forte, più grande".