“Non è il Salva Spinelli, è il Salva Porti”, Beppe Costa difende il decreto sui terminal
di Matteo Cantile
Sull’edizione genovese di Repubblica il presidente dei terminalisti Confindustria chiede coesione tra scali e chiarezza normativa per il settore

Il rinvio del decreto Infrastrutture da parte del Consiglio dei ministri ha sorpreso molti operatori del settore, tra cui Beppe Costa. In un’intervista pubblicata sull’edizione genovese de La Repubblica, il presidente dei terminalisti di Confindustria e titolare della Saar respinge la definizione di “Salva Spinelli” per il provvedimento: «Io lo chiamerei Salva Porti» ha dichiarato, prendendo le distanze dalla lettura personalistica della norma.
Progetto culturale – Costa, anche presidente di Opera Laboratori Fiorentini, si trovava in Toscana per seguire il recupero dell’ex convento di San Domenico a San Gimignano. Di ritorno in Liguria, ha commentato il rinvio del decreto indossando i panni del terminalista: «Sono sorpreso, sì, ma anche un po’ contrariato da come più d’uno vuole leggere questa norma».
Norma contestata – Al centro del dibattito la parte del decreto che ridefinisce gli ambiti operativi dei terminal portuali, passando dalle singole porzioni agli ambiti merceologici. «Non è il Salva Spinelli, ma il Salva Porti. O se volete è il Salva Saar, perché anch’io tecnicamente sono fuori, visto che secondo il piano regolatore nella mia area dovrei fare container. Ma non è nemmeno questo il punto» ha aggiunto Costa.
Questione generale – Il presidente di Confindustria Terminalisti ha evidenziato la necessità di una norma che superi le difformità giurisprudenziali emerse nei diversi scali italiani: «Serve un testo che possa essere riferimento comune per tutti, nello spirito che dovrebbe animare il nostro lavoro» ha spiegato.
Visione industriale – Pur in assenza di una versione definitiva del decreto, Costa ha ribadito l’importanza della coesione tra operatori portuali: «L’ho realizzata mettendo insieme terminal che erano concorrenti e ora questo sistema favorisce i nostri clienti anche dal punto di vista dei costi».
Bene pubblico – Il terminalista ha ricordato che i porti gestiscono beni pubblici: «Amministriamo beni demaniali temporaneamente, non solo per le nostre tasche e per quelle dei nostri dipendenti, ma anche per creare ricchezza per il territorio. Per questo siamo chiamati a presentare piani d’impresa».
La difesa – Infine, Costa ha preso posizione a favore di Aldo Spinelli, al centro delle polemiche: «Potrà essere simpatico o antipatico, ma ha creato ricchezza dove prima non c’era nulla».
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