I funerali del ragazzo morto a Rivarolo: "Ci ha insegnato che il bene si fa in modo spontaneo"
di Michele Varì
3 min, 1 sec
L'addio al Santuario del Monte, adesivi sulla bara, la sua Panda Hp, il rombo dei motori, applausi e lacrime
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Il rombo dei motori, la sua Panda Hp metallizzata guidata dal padre, una corona fatta delle caramelle Haribo di cui era goloso, tanti fiori, un mare di lacrime. L'ultimo saluto ad Andrea Corsini, il meccanico di Rivarolo di 25 anni morto sulla sua moto da cross per inseguire un ladro, si è svolto stamane in un Santuario della Madonna del Monte strapieno di gente, giovani e anziani solo per lui arrivati lassù, alle pendici di San Fruttuoso, dove Andrea avrebbe voluto un giorno celebrare il suo matrimonio.
Il padre Mirco, la mamma Michelina, la sorella Ilaria, che ha fatto le cose in grande per l'ultimo saluto al suo amore, un fratello che per lei era una luce. La bara con adesivi come se fosse la carrozzeria di una vettura da corsa, le sue gigantografie, le corone di fiori e di caramelle, cioccolato, perché Andrea era ancora un bambino.
È stato frate Stefano, il priore dei frati francescani ad accogliere tutti e dal pulpito del Santuario disegnare la grandezza di un giovane a cui volevano bene tutti. “Chiediamoci perché siamo qui dentro - ha detto -, perché è un amico, un bravo ragazzo, è ingiusto morire giovani, per l'ultimo saluto, per stare con la famiglia, tante belle risposte, ma da queste risposte capiremo chi era Andrea”.
Le parole del frate echeggiano in una chiesa ammutolita dal dolore, “io vi invito che nel vostro cuore salga forte il ringraziamento per il semplice fatto di avere conosciuto Andrea”. “Nel libro della sapienza si legge che è giusto anche se muore prematuramente, da questo pensiero tipicamente umano abbiamo l'idea che la vita debba per forza andare sino a 80 e 90 anni, ma poi la vita di dice che non è così, e lo pensavano anche gli antichi, visto che il libro della sapienza è stato scritto almeno 2500 anni fa e già allora si lamentavano perché morire giovani non è una cosa giusta”.
Io non conoscevo Andrea - ha aggiunto frate Stefano - ma da quanto ho capito era altruista, generoso. Impariamo da lui che, come dice il vangelo, il bene si fa senza pensarci su, dobbiamo abituarci a fare il ben in modo che non ce ne accorgiamo, deve uscirci spontaneo dalla vita, perché essere indifferenti e altrettanto facile, non ci si ci accorge di esserlo. Per questo dobbiamo ringraziare Dio per avere conosciuto Andrea e per il bene che ha fatto nella sua vita”. Alla fine della funzione, come all'arrivo del carro funebre sul sagrato, si è levato un lungo e commovente applauso. Sulle teste di tutti il brusio di un drone che ha filmato tutto dall'alto, il drone di Kevin, il migliore amico di Andrea, che con lui era appena tornato da Valencia, in Spagna, per guidare un bolide di formula Uno su una pista vera.
Ad accompagnare la salma sino al cimitero di Staglieno anche la Panda Hp di Andrea, guidata dal padre, e una processione di amici in moto e in auto, con una colonna sonora irreale fatta del rombo dei motori su di giri.
La famiglia esaudirà anche l'ultimo desiderio di Andrea: la salma sarà cremata, e le ceneri rimarranno custodite nella sua cameretta, nella casa di mamma e papà come quando era bambino. "Appena ha imparato a camminare Andrea è salito in bici - ha ricordato la sorella Ilaria -, eppoi sulle minimoto, poi le moto e le macchine, perché amava la correre e la velocità, sapeva di rischiare ed è caduto tante volte, finendo più volte in ospedale, ma quando lo imploravamo di essere prudente, diceva, è impossibile, sono felice così, lo so forse non morirò di vecchiaia, ma sappiate che se così fosse sarò morto felice".
Michele Varì
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