Tutte le incognite del voto on line dei "grillini"
di Paolo Lingua
3 min, 6 sec
In tarda serata sapremo quale sarà l’esito del voto on line della presunta “base” del M5s sulla vicenda della richiesta del rinvio a giudizio di Matteo Salvini in margine alla vicenda della nave “Diciotti”. Sono già state spese valanghe di parole e di commenti, compreso Beppe Grillo (che non si capisce da che parte stia), sugli equivoci del quesito (confusione tra il “si” e il “no”) e sulle contraddizioni legate all’intera indagine giudiziaria della procura di Catania. Se si deciderà – anche se non si capisce bene chi vota, come e con quali criteri – a favore del rinvio a giudizio c’è però il rischio che , in un una seconda battuta, magare con la stessa procedura, si debba decidere se rinviare a giudizio anche il premier Conte e i ministri Di Maio e Toninelli che si sono in un certo senso autoaccusati d’aver agito collegialmente d’accordo con Salvini. E’ stata una mossa tattica che far passare il “no” al rinvio a giudizio, per evitare una più che possibile crisi di Governo? E’ possibile, considerato che da molte settimane i due partiti alleati dal 4 marzo dell’anno scorso non vanno d’accordo quasi su nulla. Ci sono spaccature profonde sulla Tav e su molte grandi opere, ci sono dissensi sulle trivellazioni nel Mezzogiorno, ci sono contrasti sulle “autonomie” regionali che favorirebbero le Regioni del Nord. C’è lo scarso, per non dire nullo, entusiasmo della Lega sul reddito di cittadinanza così come è stato approvato. Ma non c’è neppure omogeneità negli indirizzi di politica estera, perché la Lega non è d’accordo sulle strizzate d’occhi dei “grillini” ai “Gilet gialli” francesi che hanno messo in crisi i rapporti tra i due Paesi e che il presidente Mattarella sta cercando faticosamente di ricucire.
Al di là del fatto in sé, grave fino a che si vuole, quello che emerge è la fragilità del Governo e dell’alleanza Lega – M5s. E’ il legame dalle corde ormai corrose; le differenze e i contrasti emergono di ora in ora. Il risultato elettorale dell’Abruzzo, sia pure nei suoi limiti ben precisi, nonché gli esiti del sondaggi che incalzano segnano un costante calo del consenso dei “grillini” e una crescita con robusta tenuta della Lega. La stessa area di centrosinistra, pur boccheggiante, sembra ormai aver scavalcato il M5s per porsi al secondo posto nella graduatoria del consenso politico, come alternativa a un potenziale centrodestra guidato da Salvini. La Lega forse ha ecceduto nei toni sui temi dell’ordine pubblico, della legittima difesa e soprattutto del blocco dei migranti: ma sono obiettivamente argomenti che non provocano reazioni polemiche di grande rilievo nell’opinione pubblica, sia del Nord, sia del Sud. La Lega, a differenza del M5s, s’è schierata per le grandi opere, per gli investimenti, per la ripresa produttiva in tutti i sensi. Questo atteggiamento le ha portato il consenso e il favore dei ceti medi che invece hanno sofferto e soffrono la crisi economica e la crisi dell’occupazione. Per di più la Lega, nel caso di crisi e di elezioni anticipate, avrebbe buone chances di raggiunger la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento con Fratelli d’Italia e con Forza Italia. In particolare, con l’appoggio di Berlusconi, anche se ridimensionato numericamente, crescerebbe il sostegno dell’elettorato moderato e liberale e meno ostile all’Europa.
Nel caso di elezioni anticipate per i “grillini” l’unico spazio sarebbe tornare a un’opposizione quasi “antagonista” fatta di “no” su quasi tutti i provvedimenti legislativi. Il problema vero dell’Italia (ma in parte dell’ Occidente) è la crisi economica. Ma che il sogno assurdo della “decrescita felice” farebbe ulteriormente precipitare. Aspettiamo l’esito del referendum on line. Per dirla con Eduardo :”A’ da passà a’ nuttata”.
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