Ma quanti progetti di Gronda esistono?
di Paolo Lingua
3 min, 6 sec
Il Punto di Paolo Lingua
Un nuovo e non ben specificato progetto di “piccola Gronda” è emerso dalla fantasia del ministro Danilo Toninelli e già se ne discute, anche se non esiste neppure un disegno del progetto o una possibile pianificazione di spesa e un iter per la realizzazione. Per la verità “nihil sub sole novi”, non c’è nulla di nuovo sotto il sole, perché già quasi un anno fa si parlava d’un progetto ridimensionato ma, sempre a parole, un po’ diverso.
Sul tema, purtroppo, dovremo aspettarci altri voli di cattiva fantasia. E’ un gioco perverso ma anche un po’ sciocco che serve per aggirare i problemi, rinviarli ulteriormente o comunque sfiancare i fautori delle grandi opere. Ma è ormai la dimostrazione che i “no” che fanno da sempre parte del pacchetto ideologico del M5s (e di qualche frammento dell’estrema sinistra ormai ridotta al lumicino) sono delle lucciole confuse nella notte che tendono a spegnersi dopo essersi illuse di brillare.
Sul tema è tornato stamattina a mani basse Matteo Salvini, che ha ribadito il suo assenso alla Gronda e ha ripetuto che ci sono in tutta Italia decina e decine di cantieri a sbloccare, a partire dalla Tav di cui tutti mi giorni si parla. In effetti la posizione su questi grandi temi dell’economia per i “no” e per i rinvii, dopo la spiccia liquidazione dei pasticciati procedimenti sulla valutazione ”costi e ricavi” sta mettendo all’angolo i “grillini” ormai alla vigilia della rottura persino con il loro “fondatore” Beppe Grillo che accusa i vertici di eccessiva “mediazione”. Salvini su questi temi trova spazio e consenso, rimediando in parte ai fastidi della vicenda dei rapporti con la Russia di Putin.
Ma, al di là delle considerazioni di politica pura e di immagine e delle manovre più o meno occulte per far cadere il Governo, resta il problema reale della Liguria, nel momento in cui si riprende a sperare in una rapida ricostruzione del ponte autostradale. La Gronda, se ne parla da un quarto di secolo dopo il grave errore delle amministrazioni di centrosinistra che la accantonarono per errori tattici elettorali, proprio nel momento del crollo si era dimostrata una struttura di comunicazione necessaria.
Se fosse stata realizzata per tempo (ed era possibile) avrebbe alleggerito non di poco i disagi del crollo. Oggi non è difficile rendersi conto che occorre potenziare i percorsi anche per dividere il traffico pesante a quello turistico e pendolare , anche perché la parte più significativa della scommessa per il rilancio di Genova è legato alla crescita dei traffici portuali in tutti i settori (commerciale, containers e turistico-crocieristico), puntando all’ampliamento ricettivo dello scalo con lo spostamento della diga foranea.
Genova e la Liguria, pensando all’intreccio dei rapporti sempre più fritti tra i tre porti (Genova, Savona, La Spezia) hanno sempre più l’esigenza di potenziare le comunicazioni e d’un sistema di trasporti che connetta – via terra, via ferrovia – con il Nord Italia, il Nord Europa e l’Est dove arriverà la “Via della Seta”. Sono strategie che coinvolgono l’intero sistema europeo e questo spiega l’impegno della Francia e dell’Unione Europea alla ripresa dei lavori per realizzare la Tav.
E questo rende veramente una battaglia ottocentesca (i barcaioli contro le navi a vapore?) e fuori tempo dei No-Tav annunciata con la manifestazione di domani a Torino e in Val Susa. Battaglie e guerre perse prima di cominciare ma che portano solo danni gratuiti e rinvii. Il discorso, sia pure meno drammatico, della Gronda. Fu scartata più di vent’anni fa quando c’erano già i finanziamenti. Doveva decollare un anno e mezzo fa, ma il cambio del governo ha bloccato tutto. Ma a che serve tanto accanimento oppure mi progettini ridimensionati per cercare una soluzione mediatica e pasticciata?
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