L'ultimo atto del Ponte Morandi
di Paolo Lingua
3 min, 4 sec
Il Punto di Paolo Lingua
Nel giro di due o tre settimane al massimo si chiuderà l’ultimo atto del dramma del Ponte Morandi con la demolizione e la rimozione delle ultima strutture ancora visibili, vale a dire la pila 8, tutt’ora parzialmente in piedi, e le pile 1 e 2. La demolizione è meccanica. Poi la struttura sparirà del tutto dallo sguardo di tutti e si potrà pensare soltanto, proprio in coincidenza della data (14 agosto) del tragico crollo, alla ricostruzione.
I problemi connessi alla vicenda del ponte non sono assolutamente rimossi. In primo luogo occorrerà - e se ne discute da due mesi - decidere cosa fare dei rottami del ponte che giacciono nel territorio sottostante, non lontano da abitazioni e luoghi di lavoro e centri commerciali, che vanno certamente rimossi nel più breve tempo possibile. L’impostazione del sindaco – commissario Marco Bucci e dei suoi collaboratori e tecnici è di collocare, se possibile, un parte di questi materiali come base strutturale per poi dare vita al parco già in parte disegnato.
Il parco ha due obiettivi coincidenti. In primo luogo è importante come servizio e come supporto a un quartiere che non ha conosciuto sinora zone verdi e di evasione per i cittadini di tutte le età e per i bambini. E’ un dare respiro e piacere anche alla vista. Poi, come è fin troppo ovvio, è una realtà di segno positivo che dovrebbe avere il fine, insieme ad altro progetti ancora in cantiere, di rimuovere, anche sul piano psicologico, il ricordo del ponte dalla memoria collettiva.
E’ ovvio che chi ha vissuto i momenti del crollo con 43 vittime e danni materiali infiniti e che ha subito tutti i disagi successivi difficilmente potrà dimenticare. Ma è indubbio che occorre dare segnali di nuova vita. Poi ci saranno le riprese dei tracciati di servizio e di trasporto (basterebbe pensare alla martoriata via Walter Fillak) e un rilancio dell’economia tra Sampierdarena, Cornigliano e Certosa. Ma questo avverrà quando il ponte sarà ricostruito e il ruolo autostradale riprenderà la sua funzione completa.
C’è poi un altro progetto collegato a sua volta all’utilizzo dei rottami del ponte e che riguarda la possibilità che questi materiali possano essere impiegati nella costruzione del ribaltamento a mare dello stabilimento della Fincantieri di Sestri Ponente. I lavori per il ribaltamento dovrebbero cominciare entro il prossimo anno. Fincantieri, istituzioni locali, Autorità Portuale sono tutte realtà protese a raggiungere un obiettivo di cui si parla da anni e che è collegato a due aspetti dell’attività della Fincantieri.
In primo luogo l’azienda che, grazie all’accordo con i cantieri francesi, sta crescendo ha già importanti commesse di nuove navi da costruire e che saranno “spalmate” su molti cantieri, ma anche e in particolare su Genova che riprenderebbe un ruolo storico nel campo delle costruzioni navali. In secondo luogo la Fincantieri, insieme alla Salini Impregilo, è impegnata a ricostruire il ponte che il sindaco Bucci vorrebbe pronto per il prossimo aprile, ma che comunque si spera sia funzionante entro l’inizio dell’estate.
Restano però alcuni dubbi, molti dei quali giustificati, ma anche non mancano eccessi di ecologismo esasperato. L’amianto nei reti del ponte sembra un problema per adesso superato. Gli esami effettuati parlano di quantità minime e comunque nettamente al di sotto di qualunque limite normativo. Ci sono ancora dubbi sulle cosiddette “polveri sottili” , con letture discordi e discussioni, alcune forse un po’ artificiose.
La vicenda del ponte è stata sconvolgente e anche se la decisione di impiegare poteri speciali per il sindaco-commissario, le problematiche teoriche permangono. C’è da augurarsi che da Roma, se non si innescheranno nuove crisi nel Governo, si arrivi ad accelerare invece che frenare. Gli spazi vanno liberati e occorre lavorare e pensare solo per ricostruire. Per il bene di tutti.
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