L'ipotesi insensata della mezza Gronda per ridurre l'imbarazzo del Governo
di Paolo Lingua
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IL PUNTO di Paolo Lingua
Che senso ha l’ipotesi di realizzare “mezza Gronda”? Ovvero un raddoppio solo per quel che riguarda il percorso della A7, annullando il tracciato a ponente, perché ritenuto inutile e costoso (ne abbiamo parlato qui)? Viene da dire: bah! Come nei fumetti. E al limite, anche se il viceministro Edoardo Rixi fa del suo meglio per affrettare la conclusione delle grandi opere, nonostante le esitazioni, i ripensamenti e le capriole dell’incerto ministro Toninelli, che senso ha annunciare che il Terzo Valico si farà e che i lavori proseguiranno secondo il programma prestabilito, dal momento che l’analisi costi-ricavi ha dato esito positivo?
Il Terzo Valico, è ovvio, realizzato per più della metà, doveva essere completato. Lo avrebbe capito un bambino. Poi persino una parte degli ecologisti “radicali” e intransigenti ammettono che al limite i percorsi in ferrovia sono meglio di quelli su gomma. E la Gronda? Ma semmai il punto più delicato del sistema trasportistico è proprio il passaggio verso ponente con una autostrada che non regge, che si blocca per ogni piccolo incidente e che ha passaggi ormai inadeguati all’aumento progressivo del traffico ormai assai superiore alle più ipertrofiche previsioni di mezzo secolo fa.
E poi c’è una considerazione più importante da fare. Un quadro di comunicazioni e di collegamenti nazionali e internazionali che metta in campo: la ricostruzione del ponte Morandi; la realizzazione del Terzo Valico; la costruzione della Gronda con magari un collegamento intelligente con il “sempre-da-realizzare” Tunnel della Fontanabuona; ebbene tutto questo offre una ricca e potente rete che comporterebbe un incremento del traffico del porto di Genova, considerato che, proprio nei giorni scorsi è stato dato il “via” (finalmente) al progetto di spostamento di 500 metri al largo della diga foranea, con lo scavo per approfondire i fondali. Il che significa che potranno arrivare anche le navi – passeggeri e portacontenitori – assai più capienti di ultima generazione. Anche questo è fin troppo ovvio.
E vale la pena di ricordare – ogni occasione è buona – al nostro Governo che ogni giorno che passa è perduto nel progetto di ricostruire il Ponte Morandi che è la chiave di tutti questi collegamenti. Ma c’è una complicata questione politica alla base di tutti questi tentennamenti, di queste esitazioni e di queste contraddizioni. Più di dieci anni fa, quando il M5s con Beppe Grillo si mise in marcia, accolse tra le sue fila la parte più rigida e, verrebbe da dire settaria e massimalista, dei movimenti ambientalisti. Era una tranche che aveva condizionato in passato anche non poche scelte della sinistra tradizionale.
Era l’epoca, qualcuno lo ricorderà, della cosiddetta “decrescita felice”, tutto sommato un sogno sgangherato. Ora, giunti al potere, il nostri “grillini” hanno dovuto fare per forza di cose marcia indietro sul gasdotto Tap in Puglia, regione nella quale hanno abbassato le ali anche nel caso dell’Ilva che avevano annunciato più volte di voler chiudere. E con il M5s ha dovuto abbassare le ali il presidente della Regione Emiliano, ormai ai margini del Pd. In Liguria , al di là della questione del ponte Morandi, la cui ricostruzione nessuno mette in dubbio, c’è stato, con la finzione del rapporto costi-benefici, anche il definitivo via al Terzo Valico.
Poi l’imbarazzo all’interno del Governo è emerso sulla Tav Torino-Lione che ormai è voluta dalla larga parte dei cittadini e ormai si comprende la “quasi” resa della sindaca Appendino che si sta convincendo dell’importanza del progetto. Difficile sarà dire di no alla “Pedemontana” della Lombardia e del Veneto su cui punta la Lega e in prima persona Matteo Salvini. E allora? La “povera” Alice Salvatore ha cercato di ridurre il danno politico cercando di gettare in campo la proposta della “mezza Gronda”, tanto per ridurre il danno politico che potrebbe farsi pesante alle prossime elezioni europea di primavera.
Oggi il M5s ha contro il mondo professionale, il mondo imprenditoriale (grande e piccolo e di tutti i settori) nonché lo schieramento sindacale confederale e autonomo, oltre che la cosiddetta “intellighenzia” del Paese. Salvini, da quel che è dato di capire, tira a tenere in piedi il Governo, mettendo i “grillini” al muro su tutti i grandi problemi, ultimo dei quali quello degli inceneritori (termovalorizzatori) per affrontare nel Sud, e non solo, il problema dello smaltimento dei rifiuti.
Salvini si vuole contare a maggio nel corso delle europee per valutare una strategia generale e poi, semmai, fare cadere il governo per tentare di andare al potere da solo o con una alleanza da lui governata. Non è facile scegliere in casa “grillina”: stanno nascendo correnti più morbide (Di Maio) e più dure (Fico, Di Battista). Lo scontro interno potrebbe portare a scissioni e a cali di suffragi. Basterà la “mezza Gronda” a salvare capra e cavoli? Sembra difficile.
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