Liguria: Natale e Capodanno in “zona gialla”
di Paolo Lingua
Da lunedì prossimo, come del resto era previsto da giorni, la Liguria, insieme alle Marche, l’Umbria, il Veneto e la Provincia di Trento, passerà in “zona gialla”. Era un esito ormai previsto, anche se nella regione si stanno incrementando i vaccini e la situazione generale è, tutto sommato, sotto controllo. Ma sulla Liguria, al di là dei fenomeni di incremento della pandemia che hanno carattere nazionale e internazionale, incombe pesantemente la situazione che non sembra controllabile della provincia di Imperia e, in gran parte di Savona. In Francia, e in Provenza (Principato di Monaco incluso), i controlli hanno dato sinora minori effetti e il movimento della popolazione e i casi di assembramento sono decisamente maggiori, per non parlare della movimentazione dei passaggi nell’area di confine con la pesante presenza di immigrati più o meno clandestini. Imperia ha certamente pesato sulla situazione generale della Liguria, considerato che nella provincia la corsa ai vaccini è stata meno intensa che altrove soprattutto nei piccoli centri dell’entroterra e dell’area alpina.
Nei piccoli centri, forse anche per limiti dell’organizzazione sanitaria, e per una certa resistenza tipica di certe zone geografiche, la diffidenza - sia pure irrazionale e priva di scientificità – nei confronti dell’interventi preventivo ha giocato, insieme a una situazione geografica ed economica tutta particolare. Uno “status” che ha influenzato, per molti aspetti, la vicina provincia di Savona. Di qui l’avvio della Liguria, inesorabile, per la “zona gialla”. I cambiamenti radicali di vita e di disciplina, a partire da lunedì, non incideranno in maniera sostanziale per chi ha già effettuato il vaccino e che dispone ormai del super-green pass. Chi è vaccinato e blindato può spostarsi dal luogo di lavoro sino a ristoranti, bar, alberghi e altre zone al chiuso senza problemi, esibendo tranquillamente il documento. Più complessa – ma era anche un esito prevedibile – è la condizione dei “no vax” che dovranno essere sottoposti a continui tamponi e avranno sempre maggiori restrizioni, come quella di non poter accedere a ristoranti e locali al chiuso e in altre situazioni simili.
Al tempo stesso, come sta accadendo in Liguria, si intensificheranno le vaccinazioni (da terza dose e anche per i non vaccinati che si stanno “pentendo”) per non parlare della campagna intensificata nei confronti dei bambini dai 5 anni in su, una fascia a rischio che va coperta più in fretta possibile. Al di là dei divieti formali e delle restrizioni già annunciate (obbligo della mascherina all’aperto, per esempio), ci sono fenomeni di comportamento che suscitano già interrogativi. Il primo riguarda, sulla base d’un accenno sfiorato poco sopra, quanto sarà possibile incidere per “convertire” i “no vax”: qualcosa si sta muovendo nella pubblica amministrazione, nelle forze dell’ordine e del personale scolastico e sanitario. Piccoli gruppi, per non restare senza stipendio, nonché sospesi dal servizio, si stanno finalmente muovendo.
Ma ci sono altre riflessioni che merita attenzione. E’ indubbio che la zona gialla frenerà certe corse al divertimento. Nel settore turistico si stanno verificando (ma era prevedibile) disdette come informano gli addetti ai lavori: ma è un comportamento legato anche all’intensificarsi del Covid. Ma, senza arrivare agli eccessi, si capisce che si sarà un frenata sui cenoni di Natale ma soprattutto per quel che riguarda il Capodanno dove gli assembramenti per cene e feste sono maggiori e meno controllabili. E’ una questione che riguarda in particolare i più giovani, già ridimensionati dal blocco, a tutti i livelli nazionali, delle celebrazioni di piazza, in passato organizzate dai comuni e dagli enti locali. Bisognerà stringere i denti e rassegnarsi, oppure fare scelte attente e oculate. Meglio un piccolo sacrificio oggi che subire riprese della pandemia nei prossimi mesi. E’ necessario tornare il più presto possibile alla normalità.
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