Lerici: addio a Francesco Pazienza, l'uomo ombra della Prima Repubblica, da tempo viveva ritirato in Liguria

di steris

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Tra servizi segreti ufficiali e paralleli, massoneria ordinaria e coperta, è stato al centro di molte vicende mai davvero messe in piena luce

Lerici: addio a Francesco Pazienza, l'uomo ombra della Prima Repubblica, da tempo viveva ritirato in Liguria

È morto all'ospedale di Sarzana a 79 anni Francesco Pazienza, figura controversa e protagonista di numerose vicende oscure tra gli anni ’70 e ’80. Da anni risiedeva in una villa a Lerici, dove ha trascorso l’ultimo periodo della sua vita.

Chi era Francesco Pazienza - Nato a Monteparano il 17 marzo 1946, Pazienza si era laureato in medicina e chirurgia all’Università “La Sapienza” di Roma, ma il suo destino lo portò lontano dalla professione medica. Fin dagli anni Settanta, infatti, si era mosso negli ambienti della finanza internazionale, ricoprendo il ruolo di consulente in Francia. Nel 1979 entra ufficialmente nel SISMI, il servizio segreto militare italiano, come collaboratore del generale Giuseppe Santovito. L’esperienza si conclude nel 1981, dopo il coinvolgimento nei fatti legati alla loggia P2 e alle inchieste successive alla strage di Bologna.

La fuga e il ritorno in Italia - Con le indagini a suo carico che si moltiplicavano, Pazienza si rifugiò negli Stati Uniti. Qui, nel 1985, fu infine arrestato e poi estradato in Italia nel 1986, dove risultava residente a La Spezia. Da quel momento iniziò per lui una lunga parabola giudiziaria. Condannato complessivamente a 13 anni di carcere, venne successivamente affidato ai servizi sociali. A partire dal 2007 viveva in regime di libertà vigilata a Lerici, dove prestava servizio come volontario e dove si era impegnato anche nella promozione del soccorso marittimo. Partecipò, tra l’altro, agli interventi di emergenza in occasione del terremoto dell’Aquila nel 2009.

Massoneria e servizi segreti deviati - Pazienza ha sempre ammesso di essere stato vicino agli ambienti massonici, dichiarando di essere stato accolto “all’orecchio del Gran Maestro” della massoneria, senza però risultare iscritto ufficialmente alla loggia P2. Alcuni documenti del SISDE lo indicano come membro di una loggia “coperta” chiamata Giustizia e Libertà, collegata alla massoneria di Piazza del Gesù. Venne posto "in sonno" dalla massoneria nel 1982. Negli anni successivi emersero dettagli su una presunta struttura parallela ai servizi segreti ufficiali, che lui stesso definì "Super-SISMI". Tale rete, che avrebbe fatto capo al generale Santovito, sarebbe stata coinvolta in attività oscure come i depistaggi sulla strage di Bologna, le trattative segrete durante il sequestro Cirillo e l’operazione “Billy-gate” negli Stati Uniti.

Coinvolgimenti e scandali - Pazienza fu uno degli intermediari nel sequestro dell’esponente democristiano Ciro Cirillo, trattando direttamente con ambienti della Nuova Camorra Organizzata. Ebbe inoltre rapporti stretti con Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, e con Flavio Carboni. Queste connessioni gli valsero una condanna a 14 anni di carcere per il fallimento del Banco e per associazione a delinquere. Negli anni '80, fu al centro delle indagini anche per un presunto coinvolgimento nell’attentato a Papa Giovanni Paolo II. Mehmet Ali Agca, autore dell’attentato, sostenne che Pazienza lo aveva incontrato in carcere, accusa che l’ex agente ha sempre negato. Anche su questo fronte, le accuse si dissolsero nel tempo.

Condanne e rivelazioni - Nel 1985, insieme al generale Musumeci e al colonnello Belmonte, fu condannato per associazione a delinquere in relazione a una serie di operazioni illecite condotte all’interno del SISMI. Le pene furono poi ridotte in appello e cadde l’accusa di associazione a delinquere. I giudici non riconobbero l’esistenza di un’organizzazione segreta parallela, pur rilevando condotte gravi e scorrette. Un altro capitolo oscuro fu quello relativo ai tentativi di depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna. Pazienza fu inizialmente condannato, poi assolto in appello e infine condannato definitivamente nel 1995. Ha sempre proclamato la sua innocenza, sostenendo di essere stato vittima di un complotto giudiziario.

Ultimi anni e dichiarazioni - Negli ultimi anni, Pazienza aveva provato più volte a far riaprire i casi che lo riguardavano, chiedendo di essere ascoltato in nuovi processi e rilasciando interviste nelle quali denunciava complotti e insabbiamenti. Nel 2018, aveva accusato gli ex colleghi Musumeci e Belmonte del depistaggio sulla strage di Bologna e sollevato interrogativi sui legami tra FIAT, Gheddafi e i misteri di Ustica e Castelsilano.

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