Le tre (incerte) fasi del coronavirus
di Paolo Lingua
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nei suoi (quasi) quotidiani interventi in diretta televisiva ha annunciato che l’attuale normativa severe per contenere il contagio del coronavirus durerà sino al 13 aprile. E questa sarà la cosiddetta “prima fase” all’insegna dell’isolamento e della massima severità. Seguiranno altre due fasi: una che vedrà una parziale e prudente ripresa della vita normale e la riapertura di alcuni settori economici produttivi. E infine una ultima fase, probabilmente a contagio di fatto scomparso, che vedrà la ripartenza. La distinzione appare logica, ma non se ne capiscono – e Conte non ha dato alcuna indicazione – i tempi e i modi di attuazione.
E’ probabile (anche da alcuni dati) che ormai stiamo attraversando il picco del coronavirus in Italia, ma non abbiamo alcuna indicazione concreta di quando comincerà la discesa e soprattutto quanto potrà durare questa fase, la più delicata e dolorosa. E’ difficile, da quel che sembra, che si possa chiudere con il giorno della cosiddetta “Pasquetta”. Secondo una prassi ormai consolidata , forse frutto d’una scelta politica che punta a non spaventare l’opinione pubblica, si ha la sensazione che il clima di severità in corso attualmente sarà prorogato di altre due settimane, dopo il 13 aprile. O anche qualche giorno di più, sempre sperando in una discesa repentina dei contagi e dei decessi.
A questo punto – saranno i primi giorno o la metà di maggio, sempre restando nel campo delle supposizioni – dovrebbe entrare in funzione la “seconda fase” per molti aspetti la più difficile da gestire. Infatti, al di là della sua presumile durata sulla quale è impossibile fare oggi delle previsioni, come sarà gestita? Quali saranno le attività economiche che potranno riprendere? L’industria pesante? Certi settori merceologici specifici, come quelli trasportati via mare, o su autocarri, per mezzo dei containers? Quali settori riprenderanno? Siderurgia, movimentazione, tecnologie di ultima generazione? E quali attività artigianali o commerciali riprenderanno subito? Tessili, moda, riparazioni,servizi? Si suppone che si punterà sui settori di maggiore necessità, ma ci sono anche quelli che realizzano forti guadagni in campi di eccellenza ma che da tempo scalpitano e fanno pressioni sul governo affinchè si anticipino le possibili riaperture .
Ma come si conviverà tra parziali riaperture e presenza, sia pure attenuata, del coronavirus? Ci saranno rischi di “ritorni”? Non nasceranno polemiche o nuove tensioni tra chi è “chiuso” e chi è “riaperto”? E non ci saranno pressioni in proposito? Ma resta grande il punto interrogativo sui tempi. La “prima fase” – facciamo un’ipotesi plausibile – potrebbe chiudersi a maggio. Quanto durerà la “seconda fase”? Sino a luglio o sino a tutto agosto? In questo caso, come sembra di capire, restranno gravemente danneggiati i settori del turismo, del trasporto, dei voli aerei, dei viaggi via mare o in treno. Occorre rifletterci perché sono le attività di ripresa che offrono - come ristoranti, bar, trattorie, pizzerie, discoteche, teatri e cinema – maggiormente il fianco al ritorno dell’infezione, anche perché creano un clima psicologico dove le precauzioni tendono a scomparire. Ma siamo abituati a vivere in una società complessa e articolata dove tutto si somma e si sovrappone. Ecco perchè non sarà semplice né facile stabilire una normativa precisa e rigorosa con ruoli rigidi e passaggi graduali prestabiliti e, possibilmente, sottoposti a una continua verifica giorno per giorno.
A questo punto occorrerebbe pensare alla “terza fase” ovvero il ritorno alla normalità, a come si viveva e si operava prima della diffusione del contagio. Sarà possibile? Saremo condizionati dai mesi di prigionia in casa, dalle paure, dai tanto dolorosi decessi? Oppure saremo presi da una sorta di irrazionale euforia per il ritorno alla vita di prima? Non dimentichiamo, tanto per restare con i piedi per terra, che molte delle scelte future (ma che poi saranno immediate) dipenderanno dalle strategie economiche che saranno decise a livello nazionale e a livello europeo. Un sentiero che per ora è ancora percorso a piccoli passi.
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