Le grandi opere possono far implodere le correnti interne al M5S

di Paolo Lingua

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Le grandi opere possono far implodere le correnti interne al M5S
La vicenda del crollo del Ponte Morandi e del decreto legge sul caso di Genova, collegato alle dure prese di posizione in tutta Italia sulla prospettiva di realizzazione di grandi opere (Tap, Tav, Terzo Valico, Gronda e altre in corso) potrebbe far implodere le correnti interne al M5s che pure, anche se un po’ mascherate, esistono. E’ fin troppo evidente che le posizioni di Luigi Di Maio, schiacciato tra le esigenze del governo e le affermazioni di principio enunciate in campagna elettorale, non sono le stesse del presidente della Camera dei Deputati, Fico, né del cosiddetto “esule esterno” Di Battista. All’interno del partito “grillino” c’è stata un’insurrezione in Puglia da parte della componente che sosteneva, oltre alla chiusura dell’Ilva, anche il blocco del gasdotto Tap. Frastornato, Di Maio ha compiuto una sterzata puntando, con un voto confuso nel consiglio comunale di Torino, a bloccare la Tav della Torino-Lione, assente la sindaca Appendino, tutt’altro che convinta. Il “no” dell’ alta velocità in Valle Susa adombra proposte di blocchi anche in Liguria. Di qui è scattato ieri un duro documento che ha visto schierarsi più di mezzo milione di imprese piccole, medie e grandi in difesa delle grandi opere. Il documento è firmato dalle associazioni della Confindustria del Piemonte, della Lombardia e del Piemonte, ma tutto il mondo imprenditoriale italiano la pensa allo ste3sso modo. E così pure le Camere di Commercio e le associazioni degli artigiani e dei commercianti. Per non parlare dei sindacati confederali e autonomi preoccupati per possibili crisi economiche e arresti di sviluppo con il blocco delle comunicazioni e dei collegamenti stradali e ferroviari. La questione più delicata riguarda la Lega che continua a crescere nei sondaggi perché, anche con questa impennate impopolari del M5s, sta guadagnando sempre di più il sostegno della fascia degli elettori moderati e non necessariamente populisti e sovranisti. Salvini s’è sempre dichiarato a favore delle grandi opere che, se si rilegge la storia, sono servite in molte occasioni a far riprendere un Pese in crisi economica, secondo la testi del grande economista Keynes. L’esempio più vistoso, citato in tutti i testi universitari, è la ripresa degli Usa dopo la “grande crisi” del 1929. In questo complicato contesto la forbice tra i due partiti di governo si fa sempre più allargata con una situazione di polemica e di confusione all’interno dell’apparato che ha sinora sostenuto e votato il M5s. Sino a quando sarà possibile mantenere un equilibrio politico con posizioni e scelte che sono diametralmente opposte ? C’è il rischio di andare a votare tra febbraio e marzo con quasi due mesi di anticipo rispetto all’appuntamento con le elezioni europee alle quali Salvini sembra tenere moltissimo? Nel frattempo, nelle piazze, nei circoli e in parlamento l’opposizione di Forza Italia e soprattutto quella del Pd che pareva sinora la più impantanata in beghe interne e personali sembrano riprendere quota e fiato. E’ presto, comunque, per formulare giudizi e per tentare previsioni o ribaltamenti, ma è certo che, se si somma a questi contrasti la complicata situazione della situazione economica italiana e lo scontro con l’UE, la prospettiva appare sconcertante. Infine, sempre per tornare al “caso Genova” non si vede, anche in questa votazione al contagocce del decreto, tra rinvii e stop di mille motivi, una soluzione concreta. Né appare il disegno lucido di una procedura, di regole certe, di concrete disponibilità economiche né di scelte del progetto con il quale dovrà essere ricostruito il Ponte Morandi. Il Governo si sta giocando la sua popolarità a Genova e in Liguria e rischia una serie di vistose manifestazioni di protesta. Non è tollerabile ricostruire il ponte in tre o quattro anni. Ci sarebbe un crollo dell’eco0nomia locale ma anche un effetto-domino di danni che si ripercuoterebbe a livello nazionale ed europeo. A Salvini e alla Lega conviene evitare un disastro per tenere in piedi l’asse con i “grillini”? Il problema prima o poi si dovrà porre.