Le festività all’insegna della clausura
di Paolo Lingua
È evidente e anche logico che gli operatori economici, in particolare quelli del cosiddetto “terziario”, premano per strappare al governo qualche spazio in più, considerata la pesante crisi del loro settore. E le pressioni sono maggiori, anche per evidenti motivi di dialogo e di rapporti intrecciati, con le regioni e con i comuni che, anche nei confronti di vertice di questi giorni, puntano a essere più “tolleranti” o in qualche modo permissive. Ma ormai passa la cosiddetta “linea dura”. Che ha una sua logica: bar, ristoranti, sale da ballo , luoghi di intrattenimento hanno dimostrato, anche nella massima correttezza dei titolari e del personale, che sono luoghi dove è facile che si diffonda il coronavirus. Così come nei luoghi di affollamento sportivo, palestre, teatri e cinema. La prova lampante si è avuta questa estate, quando, nella prospettiva delle vacanze, i controlli si sono allentati e molti cittadini hanno dimostrato superficialità e imprudenza. In autunno la seconda “ondata” era prevista in parte dagli esperti sanitari, ma non nella misura in cui si è manifestata e si sta ancora manifestando. Quindi, sia pure con quasi tutte le regioni in zona gialla, è giusta la linea del governo che decide di non “aprire”. Avremo bar e ristoranti aperti sino alle 18; un massimo di tolleranza commerciale sino alle 22; anche le messe previste per le festività saranno anticipate (vedremo poi quanto) e tutto sarà chiuso nei giorni di punta delle festività (Natale, Santo Stefano, Capodanno, Epifania). Per i pranzi e le cene in casa il suggerimento è di non superare i 10 convitati , meglio se 6 – 8. Con i locali chiusi non ci saranno cenoni o festeggiamenti per il Nuovo Anno. Anche le autorità locali non daranno vita a feste in piazza . Ovviamente resta il “no” già annunciato e riconfermato alle vacanze sulla neve, dove, in Europa, l’unica disponibile sembra la Svizzera.
Nonostante qualche pressione da parte delle regioni e dei comuni, il ministro Speranza e il governo sono rimasti fermi nella politica del rigore. In parole povere, bisogna rassegnarsi a un periodo di feste da trascorrere anche serenamente, ma con i nervi saldi e la consapevolezza che la prudenza e l’attenzione contribuiranno a far diminuire la curva dei contagi. Un lieve calo, negli ultimi dieci giorni, si è verificato, ma, a detta degli esperti di sanità, occorre ancora uno sforzo: in questa chiave il governo, alla fine con buon senso, ha accolto la linea di riaprire le scuole dopo l’Epifania.
La strategia che emerge dalle linee espresse da premier Conte e dal ministro Speranza è di insiste sere a far scemare le infezioni e i ricoveri in modo da coincidere con l’arrivo dei vaccini. Sulla questione dei vaccini, come abbiamo già commentato, mancano molti dettagli. Attendiamo il passaggio delle verifiche a livello europeo e poi italiano, ma si annunciano
Filoni di milioni di vaccini da qui alla prossima primavera. L’obiettivo è la distribuzione e la pratica dei vaccini in coincidenza dell’affievolimento della diffusione del coronavirus. Di qui la politica del rigore in questo scorcio di feste per evitare gli errori, taluni veramente grossolani, della scorsa estate .
Difficile capire i tempi dell’avvio della quasi scomparsa del virus. Secondo il famoso virologo americano Fauci e da colleghi europei e italiani di alto profilo scientifico occorrerà attendere la prima metà del 2022 con i nervi molto saldi e con autocontrollo. Non sono ammissibili le sbandate, anche perché i casi di ammalati non sono tutti eguali e omogenei, così come non sono omologhi, a quanto si intuisce, i vaccini, molti dei quali vanno praticati due volte sullo stesso soggetto, anche a breve distanza di tempo.
Per questo, al di là dei problemi economici che emergeranno dall’attuale regime di clausura, occorre rassegnarci a trascorrere Natale Capodanno a casa, senza vacanze ed evasioni come in passato, restando entro le mura domestiche tra lettura e musica e altre distrazioni tranquille e limitate. Con la pazienza (saggia) dell’attesa fiduciosa, la ripresa reale sarà più piacevole, anche perché ci sarà, per forza di cose, anche la ripresa economica.
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