Le (complicate) conseguenze delle elezioni
di Paolo Lingua
Per la prima volta, nel giro degli ultimi cinque anni, il centrodestra ha segnato un declino, mentre il centrosinistra, da tempo dato in crisi di identità in Liguria, sembra rialzare la testa, soprattutto con oil risultato di Savona. Sia chiaro, nel contesto politico nel quale ci muoviamo, occorre essere prudenti nei giudizi, perché le variazioni d’umore dell’elettorato sono molto labili e variabili. Ma ‘ indubbio che i risultati del voto dei giorni scorsi, anche in Liguria, hanno segnato una ripresa , dopo anni di sconfitte, del centrosinistra. Il dato di Savona è il più vistoso, anche se il centrosinistra ha segnato punti favorevoli in molti piccoli comuni, con l’eccezione dell’estremo ponente, come del resto era prevedibile.
Ci sono a questo punto più che buone probabilità d’una vittoria del centrosinistra a Savona tra due domeniche. Ma, in seguito, che cosa accadrà? E’ molto difficile azzardare previsioni, considerata la mutevolezza d’un elettorato fragile ed emotivo. Si muove però, pensando al voto amministrativo della prossima primavera, una ipotesi più consistente. Il centrosinistra, un tempo leader del voto in Liguria, potrebbe operare un recupero nell’area della Spezia, puntando al recupero delle amministrazioni più importanti, come lo stesso capoluogo provinciale, oltre che Sarzana e Lerici. Al di là di come si evolverà la situazione generale, soprattutto dopo quello che accadrà per le elezioni presidenziali di febbraio, non sembra semplice per il centrosinistra sovvertire la situazione di Genova, dove la candidatura di Marco Bucci sembra imbattibile, per una seri complessa di elementi, a cominciare dalla ricostruzione del ponte San Giorgio.
Ma molte scelte strategiche dipenderanno dalle elezioni del nuovo presidente della Repubblica. L’estrema destra, in particolare Fratelli d‘Italia, partito che resta all’opposizione dell’attuale governo, punta sull’elezione di Draghi al Quirinale per giocare tutte le ultime chances su possibili elezioni politiche in primavera. Più prudente il Pd che forse vorrebbe guadagnare tempo sulle elezioni politiche e, possibilmente, mantenere ancora Draghi a Palazzo Chigi per qualche anno, anche dopo il 2023. Il Pd conta di assorbire, nel giro di pochi anni, il voto del M5s in grave crisi e di dar vita a una coalizione più vasta e complessa dell’attuale, magari assorbendo il voto d’un M5s allo sbando e inglobando il voto di centro di molti piccoli movimenti.
La situazione è quindi in un momento di spostamenti e di modificazione di tattiche e di strategie, anche nella prospettiva delle scelte determinanti dell’attuale governo, in materia di strategie economiche, dal reddito di cittadinanza sino alle riforme fiscali per inserire i fondi europei sei settori critici della nostra economia. Si tratta di scelte delicatissime che dovranno trovare i partiti di tutti gli schieramenti pronti a operare strategie corrette e proficue. Molto dipenderà dal nuovo assetto che assumeranno, dopo la mezza sconfitta elettorale i partiti di centrodestra e in particolare la Lega, divisa da tempo in due settori antitetici: sovranismo europeo (con vicinanza al populismo di Ungheria e Polonia) oppure linea moderata e liberale vicina alla linea di Draghi.
Sarà interessante capire quale sarà l’assetto di comunicazione e di propaganda che vorrà assumere Matteo Salvini al fine di non perdere ma favorire consenso e successo tra gli elettori. E’ un discorso che coinvolgerà anche Fratelli d’Italia che non potrà restare immobile all’opposizione, anche perché sembra che sia rimasto poco da raccogliere nel micromondo dell’opposizione assoluta, troppo filofascista e non vax. Ma tutti gli interrogativi che caratterizzano questo post-elezioni vanno spostate nel tempo. Per il momento, ogni partito, in ogni territorio tirerà le sue somme valutando chances e potenziali errori.
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