Lavagna: morì su una chiatta, otto assoluzioni

di steris

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La tragedia si era verificata nel dicembre 2017 durante le operazioni di manutenzione in seguito a una mareggiata

Lavagna: morì su una chiatta, otto assoluzioni

Si conclude con un’assoluzione per tutte le otto persone coinvolte nel processo per la morte di Vincenzo Anselmi, comandante di 54 anni, deceduto mentre lavorava a bordo dell’imbarcazione Aqua II, nel dicembre del 2017, a Lavagna. Il tribunale ha deciso che il fatto non sussiste, dando ragione ai difensori e respingendo le richieste di condanna.

 

L'incidente - La tragedia si è verificata durante le operazioni di manutenzione in seguito a una mareggiata. Anselmi stava svolgendo il suo lavoro a bordo della barca, quando, a causa di un’impalcatura, è rimasto imprigionato da una cima legata a una campana della gru dell’imbarcazione. Il collega che ha tentato di salvarlo è stato a sua volta ferito gravemente, schiacciato dalla stessa cima.

 

Le dinamiche - Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il comandante Anselmi stava operando insieme a due marinai e due sommozzatori che si trovavano in acqua per eseguire lavori di manutenzione. A un certo punto, uno degli indumenti del comandante si è impigliato tra la campana e la cima, provocandone l’incidente mortale. La causa dell’incidente è stata attribuita a un malfunzionamento del sistema di sicurezza, che avrebbe dovuto bloccare il movimento delle gabbie in caso di emergenza.

 

Il processo - Durante il processo, la pubblico ministero Daniela Pischetola aveva chiesto una condanna per i responsabili. In particolare, per il datore di lavoro veniva richiesta una pena di un anno e tre mesi di reclusione, mentre per gli altri sette imputati, coinvolti a vario titolo, una pena di otto mesi. Tuttavia, il collegio ha accolto le tesi della difesa che aveva sostenuto l’innocenza di tutti gli accusati.

 

Le reazioni - Soddisfatti i difensori degli imputati, tra cui Angelo Paone, Simone Vernazza, Riccardo Lamonaca, Paola Loprieno, Nicoletta Lisi e Lorenzo Pellerano, che hanno affermato che le decisioni della corte abbiano riconosciuto la non responsabilità penale in relazione all’incidente.

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