La vicenda (per ora) senza fine della Carige

di Paolo Lingua

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La vicenda (per ora) senza fine della Carige

Ottenuto, nel giugno scorso, dalla Corte Europea l’accesso alle documentazioni sul commissariamento alla Banca Carige (che la Bce aveva negato e poi era stata obbligata a consegnare ai richiedenti) il Gruppo Malacalza ha presentato un nuovo ricorso sempre alla Corte Europea per chiedere l’annullamento del commissariamento deciso nel gennaio 2019. Furono nominati commissari come esterno alla gestione della banca Raffaele Lener , il presidente uscente Pietro Modiano e l’ad Fabio Innocenzi. Come molti ricordano lo scontro avvenne sulla decisione dell’aumento di capitale che il Gruppo Malacalza, che pure con il suo 27,5% era l’azionista di riferimento, non sottoscrisse, scendendo così al 2%. Proprio pèer questo da parte dei Malacalza un anno fa è stata presentata al tribunale civile di Genova una richiesta di rimborso dei danni, considerato che la quota del gruppo era superiore ai 450 milioni. Contestualmente hanno chiesto i danni alla Carige anche una quarantina di piccoli azionisti i cui patrimoni sono finiti in polvere. Ma non basta: è stata aperta presso la procura di Milano un’azione penale sulla gestione precedente a Modiano e Innocenzi, quando era ad Fiorentino.

La Carige, ora con nuova gestione post-commissariamento, ha ancora forti passivi di gestione ma ha ripulito il bilancio commerciale. Resta in timido movimento, però di fatto in attesa che accada “qualche cosa”, ovvero si abbiano decisioni frutto delle numerose azioni giudiziarie in corso. La banca è circondata dal’Europa, da Milano e da Genova per una serie molto delicata di processi che di fatto ne bloccano la gestione, non tanto per l’ordinaria amministrazione, quanto piuttosto per quel che concerne la sua possibile collocazione sul mercato. La Carige non è più la superprima banca

della Liguria collegata alla politica e all’economia del territorio, soprattutto durante la trentennale leadership di Paolo Emilio Taviani. Dopo la morte del presidente Gianni Dagnino (1995) e dopo la vicenda giudiziaria dell’ultimo megadirigente Giovanni Berneschi nella prima decade del Duemila, la crisi s’è acuita e sono emersi pesanti passivi. Si è sempre detto, negli ambienti degli addetti ai lavori, che il suo più probabile destino è quello di essere assorbita in un gruppo bancario o finanziario di maggiori dimensioni. E ora sono emerse tutte le difficoltà esterne. I Malacalza vogliono recuperare i loro investimenti mentre emergono molti aspetti ancora poco chiari non tanto dell’attuale gestione, quanto piuttosto per quel che riguarda il susseguirsi vorticoso di vertici nel giro di pochi anni. E a questo punto è di fatto impossibile che la Carige torni in Borsa da cui è fuori da due anni. Siamo di fatto in uno stallo. Ed è difficile prevedere che cvosa potrà accadere nel volgere della vicende giudiziarie. Se , per ipotesi, la Corte Europea accogliesse il ricordo dei Malacalza annullando il commissariamento, ci sarebbe un elemento favorevole al gruppo ex azionista di riferimento per quel che riguarda la causa civile sul recupero del danno subito con l’aumento di capitale che finirebbe annullato. E allora? Si aprirebbero nuove opportunità di acquisizioni esterne? E’ tutto da vedere, anche se le diverse magistrature si muovessero in altro senso o anche con sentenze in contrasto tra loro.

Il sentiero dinanzi alla Carige per il momento è oscuro e irto di gravi ostacoli. Come sovente accade tutta la vicenda per ora è sovrastata da un grande punto interrogativo che si allarga anche, in Italia e in Europa, proprio in questo tempo di coronavirus, su tutto il sistema bancario e finanziario che, per il momento, non attraversa un periodo di allegria mentre si muove in un senso l’economia della Cina e non sappiamo come decollerà nuovamente il grande mondo economico e finanziario degli Stati Uniti con il nuovo presidente. Così la piccola e tormentata Carige è un micro satellite che naviga in una Via Lattea piena solo di insidie.