La vicenda delle autostrade procede ma ha i tempi lunghi
di Paolo Lingua
La perizia dei giorni scorsi ha certamente segnato un passo avanti per capire a fondo, nella complessa vicenda della gestione della Società Autostrade, come si è proceduto per quanto concerne i controlli e la manutenzione. Ma, nello stesso tempo, sembrano allungarsi i tempi per la cessione da parte dei Benetton nei confronti del possibile controllo pubblico e di altri gruppi privati. Recentemente anche il gruppo Gavio, che controlla da tempo altre tratte autostradali, si è fatto avanti come possibile acquirente. Dopo il crollo del Ponte ormai ex Morandi la situazione generale alterna luci e speranze , accelerazioni e ritardi, come del resto, sin dall’inizio, era più che comprensibile, un po’ per la complessità della situazione un po’ per la tendenza – tutta italiana – di rinviare e di intrecciare pro e contro ogni aspetto.
Ad andare indietro con la memoria la perizia ordinata della magistratura che avrebbe messo in luce ritardi di manutenzione e omissione di controlli e, come causa ultima del crollo, l’usura e la corrosione di un tirante. Sarebbe emerso che il ponte aveva difetti di costruzione, fatto che aveva già suscitato i sospetti del progettista, sin dalla sua costruzione ma che non sarebbero mai stati effettuati interventi per porvi rimedio. La perizia è indubbiamente pesante, ma dato che l’intera inchiesta giudiziaria è estremamente complessa e vede coinvolti decine di presunti responsabili tra persone fisiche e imprese, dopo l’incidente probatorio previsto per la metà di gennaio, ci sarà una pioggia, se non un’alluvione di perizie e di controperizie. L’azione giudiziaria per mettere a punto cause e responsabilità del tragico crollo si annuncia assai lunga e dal percorso tormentato considerati gli ingenti interessi in ballo.
Come del resto si sta annunciando sul filo di un gioco di rinvii di proposte e di controproposte la complicata operazione di cessione della gestione che, ormai è un fatto scontato, Aspi, controllata dal gruppo Benetton, dovrà prima o poi concedere. Ma si allungano fisiologicamente le offerte e le controfferte sui tempi e sul prezzo che può oscillare a seconda dei momenti più o meno favorevoli alle parti sulla base di quanto attiene all’indagine giudiziaria. E’ chiaro che la Aspi (e la famiglia Benetton) tirano, nel loro interesse, a prolungare i tempi della trattativa che, formalmente, era decollata all’indomani del crollo con il M5s che premeva sul governo per una revoca “tout court” senza trattativa.
Una scelta che poteva dar luogo a rischi di pesanti pagamenti e penali da parte dello Stato. Da parte pubblica, per la verità, si è proceduto con i piedi di piombo, forse non tanto per eccesso di cautela nei confronti dell’Aspi, quanto piuttosto per trovare una soluzione soddisfacente. Si è capito che da parte del governo non c’è entusiasmo per accollarsi la gestione della rete autostradale, ma si preferirebbe puntare a una gestione privata, alternativa. Questo spiega la pur prudente “avance” del gruppo Gavio. Ma molto dipenderà da come procederà l’azione giudiziaria che però deve ancora arrivare alla decisione di chi e di come inserire nel rinvio a giudizio. E quando decollerà il processo di primo grado vero e proprio? E quanto potrà durare il dibattito per poi arrivare a una sentenza? Forse un paio d’anni.
E poi, se non interverranno altri elementi, prevedibili in procedure così complesse, ci saranno interruzioni, riprese? E quanto ci vorrà per arrivare alla sentenza d’appello e, poi a quella della Cassazione? Inutile farsi illusioni. Il crollo del ponte di Genova resterà un evento di dimensione storica: anche perché sostanzialmente illogico e assurdo, considerato che non è stato frutto d’un evento naturale o d’un terremoto. La tragedia, questo ormai appare evidente, di poteva e si doveva evitare. Alle spalle delle 43 vittime non sembra emergere alcuna giustificazione, ma non sarà tanto semplice mettere in luce di responsabilità dirette e indirette e le loro cause. Il dramma, vale la pena di ricordarlo, meriterà un capitolo a parte nella nostra storia.
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