La Venere di Botticelli era genovese: la rivelazione in uno spettacolo del Festival dell'Eccellenza al femminile

di Carlotta Nicoletti

Andrà in scena l’1 e il 2 dicembre a palazzo san Giorgio, in prima nazionale

La Venere del Botticelli, icona mondiale della bellezza fuori dal tempo, si chiamava Simonetta Cattaneo Vespucci ed era una nobile ragazza genovese. Il FEF, Festival dell’Eccellenza al Femminile, la celebra con uno spettacolo: “Sotto il cielo di Venere. L’identità di un mito”. Il testo è stato scritto dalla critica teatrale e giornalista Silvana Zanovello, mentre la regia è di Consuelo Barilari. Lo spettacolo andrà in scena in prima nazionale l’1 e 2  dicembre a Palazzo San Giorgio, nel cuore del Porto Antico: e cioè la casa dove Simonetta era probabilmente nata e cresciuta.  


Simonetta Cattaneo Vespucci, nata a Genova il 28 gennaio 1453, musa di Botticelli e modello di bellezza del Rinascimento, morì a 23 anni per una malattia deturpante al tempo sconosciuta. La sua vicenda è sconosciuta ai più: sono poche le notizie sulla sua vita, mentre sono innumerevoli i ritratti che riportano il suo volto dal rinascimento ad oggi, la sua splendida figura, trasmutata sotto mille travestimenti. Lo spettacolo è ambientato in Palazzo San Giorgio, al tempo Palazzo delle Compere: proprio il luogo dove Gaspare il padre di Simonetta fu Commissario, e dove il marito Marco Vespucci si recò a 16 anni per formarsi come futuro banchiere.


Vicino a Palazzo San Giorgio c’era la casa dove abitava Simonetta (sulla nascita il dibattito è senza fine, molti sostengono a Fezzano molti a Genova), dove sicuramente visse lunga parte della sua infanzia e dove avvennero le nozze con il sedicenne Vespucci: giovane e innamorato come dicono gli annali.  Lo spettacolo su Simonetta Vespucci (la “Sans pair” come fu sopranominata alla corte dei Medici a Firenze) potrebbe classificarsi come un bioptic raccontato in un linguaggio ibrido, tra video arte e teatro, che vorrebbe restituirci l’identità della donna che il mondo riconosce come Venere di Botticelli. Si parlerà naturalmente del suo legame con la Città di Genova, ma l’intenzione è anche quella di interrogare la contemporaneità sul rapporto profondo, spesso misterioso e oscuro,  che lega la morte, la bellezza e i desiderio nell’arte e nella vita.  


Lo spettacolo si divide in due parti. Nella prima parte  - una sorta di antefatto - un uomo segue Simonetta, forse da secoli; cerca le sue tracce attraverso i suoi quadri, i ritratti, i disegni, i tratteggi; cerca nei musei, tra i libri, cerca il suo volto raffigurato e lo trova ovunque ritratto, il suo naso, i suoi occhi sono ovunque, la sua ossessione attraverso le epoche. Cerca i particolari della sua vita, vuole sapere, dov’è nata e come è morta... se è davvero esistita. L’uomo rappresenta il nostro sguardo che si sofferma sul volto e il corpo della Venere in un ossessionante desiderio di possesso.  La sua storia con i dubbi e le incertezze della nascita. Forse fu Genova che le diede i natali, forse no. Il quadro si ricompone delicatamente tra le parole di questo personaggio maschile che racconta la sua ricerca, e le immagini di un film in cui domina un grande occhio che cerca, che indaga e che spia. Una video installazione in cui compaiono artisti e personaggi dei nostri giorni (storici dell’Arte, influencer, registi, biografi, medici)  racconta nella contemporaneità la ricerca di quest’uomo su Simonetta e la fisiognomica della bellezza.


La seconda parte ci mostra una giovane donna che appare sulla scena velata, vecchissima, distrutta dal dolore e dalla malattia, incapace di muoversi: è la “non morta”, che ci interroga -attraverso il racconto folgorante della vita di Simonetta Vespucci - sul mistero e la condanna della bellezza, e il desiderio della morte  come grande consolatrice.  

Recenti indagini scientifiche basate sulla fisiognomica dei diversi ritratti che rappresentano Simonetta Cattaneo negli anni, mostrano agli studiosi trasformazioni macroscopiche del collo e del volto che -  associate alla sua impossibilità a generare -  inducono la diagnosi di un tumore alla tiroide: tesi totalmente in conflitto con la causa annunciata dai dottori della famiglia Medici: “morte per tisi”. La morte che sottrae la bellezza della giovane all’ingiuria degli anni diventa tragicamente protagonista del racconto della sua vita.


«Simonetta Cattaneo Vespucci ha fatto la storia dell’arte italiana e noi non ne conoscevamo nemmeno l’esistenza – spiega l’assessore alle Pari opportunità Francesca Corso – e già questo è un aspetto molto interessante. Un volto che è stato raffigurato in quello che è forse il più celebre dipinto italiano, la Venere di Botticelli (insieme alla Gioconda di Leonardo), e che spesso è tornato raffigurato come canone di bellezza. Una bellezza tutta genovese, strappata alla vita troppo presto e che in questo spettacolo torna a vivere attraverso la lente di diverse forme artistiche che faranno luce su un personaggio in grado di ispirare ancora oggi a distanza di secoli dalla sua nascita. Questo spettacolo sarà anche un’occasione preziosa per conoscere la storia di una donna che si è intrecciata con la storia della nostra città, due bandoli della stessa matassa che invitiamo a scoprire sia venendo a teatro sia visitando le nostre strade».


«Simonetta Cattaneo – dice Silvana Zanovello, critica teatrale e giornalista, autrice del testo -  era la modella raffigurata da Botticelli nel suo celebre quadro “La nascita di Venere”. La sua immagine nel corso dei secoli è diventata icona indiscussa dell’arte, simbolo della bellezza e dell’eterna giovinezza. Nello spettacolo la donna cerca le ragioni della propria fama, ripercorrendo la sua vita. Un’esistenza che non è stata soltanto fiorentina, come immaginano i più: l’infanzia e l’adolescenza di Simonetta Cattaneo si sono svolte sullo sfondo di Genova e della Liguria. Simonetta cerca sè stessa entrando nello spirito delle donne che l’hanno conosciuta, sia a Firenze sia a Genova: a cominciare dalla madre Maria Vittoria Spinola e dalla sorella maggiore Battistina, moglie del duca di Piombino. La storia e la cultura dei luoghi che l’hanno vista bambina sono nello spirito di questo testo, e sono anche una delle ragioni del suo fascino. Lo spettacolo si svolge palazzo San Giorgio, all’epoca uno dei gangli della finanza e dell’economia europee».


Testo e fonti storiche  di Silvana Zanovello. Ideazione e regia di Consuelo Barilari. Interpreti Viola Graziosi e Graziano Piazza. Regia filmati: Consuelo Barilari e Paola Settimini. Consulenza storico biografica di Giovanna Strano.