La tormentata vicenda della “Automazione” del gruppo Leonardo
di Paolo Lingua
Per domani è previsto uno sciopero e una manifestazione di piazza in difesa della “B.U. Automazione”, un settore delicato del gruppo “Leonardo”, forte di poco meno di 500 addetti, che rischia di essere venduto o comunque parzialmente ridimensionato. Si tratta produttivo che “discende” dalla Elsag, un’impresa anche questa a gestione pubblica (ex IRI, tanto per intenderci), un tempo (non lontano) una autentica eccellenza ma che ha conosciuto un rapido declino, dopo la vendita negli USA della “Bailey” che costituita un nucleo di punta dell’azienda. A volerla riscrivere tutta, la vicenda che coinvolge il gruppo guida che va sotto il nome di “Leonardo” (una delle tante eredità Ansaldo e Finmeccanica) non è gloriosa.
Ci sono stati ridimensionamenti necessari, legati a crisi di mercato, ma anche al tempo stesso strategie al ribasso, rinunciando a operare in molti settori che pure nel passato erano stati vere e proprie leadership. La vicenda, che da mesi è al centro d’un forte contrasto tra “Leonardo” e le confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil riguarda appunto la questione del settore “Automazione” che è al centro di valutazioni contrastanti. Secondo i vertici sindacali, al di là delle difesa di oltre 400 posti di lavoro fortemente a rischio nella eventualità di una alienazione con evidenti prospettive di ridimensionamento, il settore potrebbe invece avere forti possibilità di restare sul mercato, in un momento specifico di possibile ripresa dei settori industriali dove prevale la ricerca e l’automazione in tutti i campi produttivi. Di qui la decision4e d’una nuova manifestazione di protesta che prevede, oltre lo sciopero, anche una marcia di protesta nelle vie del centro. Lo sciopero, secondo i sindacati, è uno strumento di pressione necessario per ottenere un incontro operativo con il Ministero dello Sviluppo Economico, un appuntamento, richiesto a più riprese, e che però è sempre stato rinviato senza una indicazione di massima sulla data.
I sindacati hanno avuto nei mesi passati l’appoggio delle istituzioni locali, Comune e Regione in particolare, ma nessuno di questi enti dispone, al di là delle dichiarazioni politiche, dei poteri e dei mezzi operativi. La palla, insomma, non può che tornare in mano al Governo che, di fatto, è anche il “padrone” dell’azienda. La situazione, così come si presenta e come si trascina da mesi, è piuttosto complessa e, per molti aspetti, di non facile soluzione. Tutto il settore dell’industria pubblica (appunto quella che potremmo definire, come prima, “ex IRI”) presenta problematiche di diversa natura: “Leonardo” ha settori in espansione punta molto sulla ricerca scientifica da applicare alla produzione con non poche possibilità di espansione sul mercato mondiale.
Per una valutazione interna il settore dell’Automazione è considerato ormai ulteriore alle strategie dell’azienda, partendo dal fatto d’un declino che coinvolgerebbe l’ex Elsag che pure aveva attraversato un periodo d’oro sino a una ventina d’anni fa. Il settore dell’economia di capitale pubblico a Genova, legata dal XIX secolo, in integrazione con il settore privato, allo sviluppo produttivo del territorio, ha avuto alti e bassi. E’ proprio di questi giorni un altro evento critico, legato a un altro settore, quello siderurgico con la crisi di Taranto che potrebbe avere effetti negativi pesanti proprio sullo stabilimento genovese che ha un migliaio di posti di lavoro potenziali. Questo spiega come non sia facile per il governo, in un momento in cui si discute sul Recovery e sui provvedimenti per la ripartenza post Covid affrontare temi tanto delicati che implicano non poche connessioni all’economia della regione e della città capoluogo. Questo spiega pause e rinvii a livello istituzionale ma anche la tensione sindacale in crescendo.
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