La tormentata marcia della sinistra

di Paolo Lingua

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La tormentata marcia della sinistra

Il Pd che sulla base dei sondaggi (per ora) è il maggior schieramento della sinistra, al di là della situazione interna non del tutto chiara a livello nazionale, sta cercando in affanno la sua quadra in Liguria. E’ stato deciso nei giorni scorsi, non senza spaccature e posizioni contrapposte, di eleggere le nuove segreterie e i quadri regionali, al congresso che è stato fissato per il prossimo giugno, anche perché l’attuale dirigenza è scaduta alla fine di marzo ed è quindi inutile passare attraverso un superfluo commissariamento. Il che, sul piano pratico, significa che le diverse componenti si prepareranno allo scontro estivo per poi decidere tattiche e strategie. Mentre infuria ancor la pandemia (il che rende l’opinione pubblica tutto sommato indifferente alle rivalità personali e ripicche partitiche) il Pd deve mettere in campo un progetto di rilancio e di rivincita dopo una serie ininterrotta di sconfitte elettorali in una regione che era considerata storicamente di sinistra. Gli appuntamenti immediati vedono le comunali di Savona in autunno e poi successivamente gli scontri maggiori a Genova e alla Spezia, oltre a molte amministrazioni di città più piccole.

Il crollo del Pd in Liguria è cominciato alle regionali del 2015, perdute soprattutto per il crollo del voto a Genova, dove il partito non era uscito brillantemente dalle ultime gestioni di Palazzo Tursi, ma dopo le regionali il centrosinistra è crollato a Genova, alla Spezia e in tutti mi capoluoghi e nei maggiori centri. Ma la sconfitta più pesante si è verificata l’autunno scorso alle regionali, non solo per le fragilità locali ma per grossolani (voluti?) errori della direzione nazionale, che sembrava quasi volere la sconfitta per tenere schiacciate le sia pur fragili piccole leadership locali. Una modesta storia di rivalità, tenendo persino conto che i rappresentanti politici di maggior spicco della Liguria – il ministro Orlando e la ex ministra Pinotti -  sono stati eletti in Parlamento in collegi al di fuori della Liguria. La situazione interna non è chiara ma non è detto che da qui a giugno possa farsi più limpida. Il Pd locale, in particolare a Genova, ma anche con maggior senso critico a Savona e Imperia, non era d’accordo sulla linea prescelta per le elezioni regionali.

In pratica il Pd storico ha subito la candidatura di coalizione di Ferruccio Sansa , sostenuto in particolare dal M5s e, in parte, dall’estrema sinistra. Le previsioni pessimistiche della vigilia si sono poi dimostrate più ottimistiche del previsto. La coalizione di centrosinistra ha rimediato la più pesante sconfitta elettorale dal dopoguerra. Un vero regalo a Giovanni Toti. Con la conseguenza d’una accentuazione dello stato di polemica sotterranea tra i partito locale e quello nazionale. Una situazione che dovrebbe essere Letta a dover superare, ma per il momento il nuovo segretario nazionale è troppo impegnato a mettere  in ordine i vertici romani. E allora? Non è assolutamente prevedibile come si assesterà il partito al congresso di giugno e come si delineerà la strategia per le elezioni a Savona per del prossimo autunno. Il Pd per il momento punta a un suo candidato, scelta che certamente provocherà irritazione in casa del M5s che però in Liguria sembra ormai in netto calo, non solo per scissioni e fuoriuscite, ma anche per le difficoltà attualmente in corso a livello nazionale.

Non sarà facile trovare un accordo allargato con un candidato unico, anche se potrebbe essere un vantaggio approfittare del fatto che la sindaca uscente, Ilaria Caprioglio, ha già annunciato la sua intenzione di non ricandidarsi. Per quel che riguarderà Genova la situazione appare, per ora, ancora più confusa perché non sembra agevole battere Marco Bucci. Non va dimenticato che per ora, la possibile coalizione di sinistra non potrà contare – come si riscontra anche a livello nazionale – su alleanze di centro ( + Europa, Italia Viva, ecc.) che non vogliono accordi con i grillini e neppure con Leu. E’ sempre più complesso muoversi anche di fronte a una opinione pubblica solo protesa a combattere la pandemia e a sperare nella ripresa economica.