La strategia del rilancio della sanità ligure
di Paolo Lingua
Sarà importante capire, al di là di tanti lanci promozionali, non sempre rispondenti a progetti concreti ma piuttosto a eccessi di comunicazione, quale sarà la strategia delle istituzioni competenti per potenziare la sanità della Liguria. E per sanità del territorio si intende il settore pubblico e quella parte strategica del settore privato. La Regione con le Asl e Alisa, l’Università, una parte del mondo imprenditoriale saranno coinvolti. La vicenda della pandemia ha messo in luce molti aspetti poco funzionanti e i limiti e gli errori delle gestioni passate, strategie non azzeccate che coinvolgono gestioni politiche anche differenti tra di loro, se s9i vuole correttamente tornare indietro di più di vent’anni. Queste riflessioni sono in parte stimolate dalla ristrutturazione radicale dei vertici delle Asl e dei maggiori ospedali che hanno caratterizzato le prime mosse della Regione, con il presidente Giovanni Toti che ha avocato a sé l’assessorato alla sanità, un settore che assorbe oltre tre quarti del bilancio dell’ente, da sempre.
Si annunciano potenziamenti per San Martino, che ha cambiato i vertici in queste settimane, il maggior centro della Liguria integrato con l’Università e si annuncia la realizzazione del Felettino alla Spezia oltre che potenziamenti e ristrutturazioni su tutto il territorio. La Liguria non ha soltanto bisogno di ospedali, ma anche di ex centri di piccoli ospedali ormai inutilizzabili da trasformare in punti sanitari dislocati strategicamente sul territorio. Ovviamente non mancano punti interrogativi. Si farà o no l’ospedale agli Erzelli dopo il flop della precedente gestione? Ma nel frattempo incombe la ormai decisa ristrutturazione e ammodernamento del Galliera. Ci sono – secondo qualche voce che gira ufficiosamente - ipotesi di modifiche (e di eventuali concessioni alla Regione di una parte della struttura) – ma in realtà il presidente, l’arcivescovo Marco Tasca d’accordo con la parte più decisa del consiglio d’amministrazione, è intenzionato ad andare avanti con il progetto già approvato.
E’ importante, in questi casi, procedere speditamente, anche perché in Liguria abbiamo la pessima abitudine dei rinvii e dei ripensamenti. L’economia moderna, che è assai più veloce del passato nelle sue modifiche, richiede tempi rapidi. Anche per il servizio della medicina ci sono le stesse esigenze del mondo industriale e di servizio. E’ emersa, nei giorni scorsi, una discussione, peraltro già chiusa (e si spera definitivamente), relativa alle strategie dell’ospedale Gaslini che è una eccellenza del nostro territorio. Pur essendo la sua struttura recettiva meno antica di quella del Galliera, tuttavia ha quasi novant’anni. C’è la esigenza fisiologica di potenziamenti e di ristrutturazioni, in parte già attuate recentemente. Ma, proprio perché si tratta di una eccellenza, l’ospedale pediatrico, che è stato il primo realizzato in Italia. Non può essere trascurato in nessun dettaglio.
Per questo, come ha ammesso nei giorni scorsi il nuovo presidente, Edoardo Garrone, saranno messi a fuoco progetti di potenziamento e di miglioramento sia sul piano recettivo, sia su quello specificamente medico e scientifico. Assurda l’idea d’un trasferimento in Val Polcevera nell’ara della ormai ex Mira Lanza. Garrone ha smentito le voci che circolavano, spiegando che non esiste alcun progetto in questo senso. Immaginare di abbandonare l’area di Quarto non è neppure immaginabile. Fu lo stesso fondatore Gaslini a individuarla e a realizzare in riva al mare l’ospedale pediatrico. Ma i costi d’un trasloco sarebbero enormi. Per non parlare dell’opposizione del personale, dell’Università e delle famiglie. Certo, qualche maligno potrebbe insinuare che si libererebbe un’area di grande valore immobiliare.
Ma non si può certo mescolare la sorte d’un centro come il Gaslini con progetti di più che discutibili speculazioni edilizie che non sarebbero accettare da alcuna struttura burocratica competente. Semmai l’area ex Mira Lanza potrebbe (e in passato se ne era parlato) essere una potenziale destinataria dell’ospedale del Ponente genovese se non dovesse più decollare la collocazione agli Erzelli. Ma a questo punto anche le istituzioni dovrebbero far chiarezza nei loro progetti, soprattutto quelli al servizio della popolazione.
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