La storia di Monica, barista in via Canevari: "Siamo aperti ma è come se fossimo chiusi"
di Marco Innocenti
"Dall'altra parte della strada c'è una piazza gremita di gente ma io, che non posso avere i tavolini all'aperto, incasso solo pochi spiccioli al giorno"
Monica è dietro al bancone del suo bar in via Canevari a Marassi, quel bar che è stato un po' il suo sogno di rimettersi in gioco professionalmente, un sogno coronato nel dicembre del 2020, in piena pandemia. “Io ci credevo, ci credo ancora ma oggi faccio sempre più fatica” ci racconta.
“Questa è una strada di grande passaggio ma io oggi mi ritrovo nell'impossibilità di far entrare la clientela. Non ho spazio fuori, davanti alla mia porta c'è solo un marciapiede di meno di un metro, anche una fermata dell'autobus. Io mi trovo adesso ad essere aperta ma è come se fossi chiusa. Io quello che chiedo, avendo un bar grande, con spazi ampi, fatemi lavorare. Non so proprio più come fare. Fatemi lavorare almeno per pagare le spese sennò la mia è un'attività destinata a chiudere”.
La sua storia è quella di tanti altri esercenti come lei, costretti a districarsi fra mille norme che non comprendono, costretti a servire solo pochi caffé al giorno, pur avendo magari spazi che permetterebbero il distanziamento.
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