La saggia dolcezza di Papa Francesco

di Paolo Lingua

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La saggia dolcezza di Papa Francesco

E’ una costante di Papa Francesco quella di essere profondo e carico di spirito fraterno, quando parla o quando si addentra a riflessioni sulla vita, sul costume e sulla società. Sembra a volte “facile” e perdino scontato. Invece è profondo e va in fondo alla realtà e scava in ciascuno di noi. Ha rilasciato una breve intervista alla “Repubblica” centrando le problematiche della vita di tutti i giorni in questo momento storico in cui tutto il mondo, di fatto, si dibatte per sfuggire al coronavirus, cambiando le proprie abitudini di vita.  La descrittiva della vita familiare è un affresco preciso, quando parla della famiglia distratta – i genitori che cenano guardando la televisione e i figli che armeggiano con i telefonini – riflette che adesso, tutti avvinghiati dal mondo esterno minaccioso che sta cambiando, nascerà nuovamente il dialogo, la solidarietà e la voglia di conoscenza reciproca.

Basta poco, suggerisce il Pontefice, piccole cose come un piatto caldo, un sorriso una carezza di sfuggita, un bacetto volante. Il Papa punta alla “concretezza delle piccole cose” (che poi non sono affatto piccole) e nella valorizzazione dei “ges. ti minimi” che talvolta si sperdono nell’ “anonimato della quotidianità” . Secondo Francesco noi viviamo abitualmente in una “comunicazione soltanto virtuale”. E quindi simbolica, secondo un gergo anonimo, asettico, una sorta di segnale ripetivo, perché è il limite del sistema di messaggi che si sta imponendo. Una realtà senza calore. Ma adesso il dramma dell’infezione, la malattia e la morte ci hanno spiazzati. Eravamo sicuri di tutti e ci siamo trovati deboli, addirittura indifesi. Colti da questo smarrimento stiamo ritrovando la solidarietà che si estrinseca nella “vera” comunicazione, che poi significa la confidenza, il dialogo e l’aprirsi gli uni agli altri, partendo dal cerchio stretto della famiglia e allargandosi poi anche verso gli amici anche se si è costretti a stare lontani gli uni dagli altri come in questo momento. Francesco punta a rinsaldarsi dei valori della famiglia e a far crescere, a  raggiera più allargata, il senso caldo e solidale dell’amicizia.

Il Pontefice, nei giorni scorsi, ha compiuto una breve passeggiata nel centro di Roma per recarsi nelle chiesa di Santa Maria Maggiore e di San Marcello al Corso, dove sono conservate le sacre icone a cui si è rivolto il polo della città in occasione di paurose e tragiche pestilenze del passato, chiedendo l’intercessione divina per far cessare la crescita del coronavirus. Un gesto emblematico, peculiare del ruolo del Pontefice, ma per molti aspetti quasi scontato, anche sul piano formale, anche se vissuto con passione e con convinzione. La “modernità” del Papa, però, va oltre e punta al cambiamento dell’individuo, della famiglia e della società. E’ questo il ruolo della Chiesa di oggi che Francesco vuole far comprendere ai credenti e anche a non credenti. E qui sta la sua originalità, che emerge proprio in questo contesto drammatico.  

Perché sa perfettamente che i credenti, forti nella Fede (alla quale si ricorre per trovare aiuto e forza in contesti come quello che stiamo vivendo), cercano di superare il dramma e il dolore, con l’aiuto della trascendenza che alla fine irrobustisce tutti i rapporti. L’ideale matita del Papa segna un tracciato tra la solidarietà familiare ritrovata e il patrimonio religioso di cui si è convinti. Ma, da vero pastore, non trascura neppure quelli che non sono o comunque non si professano credenti. Perché chi “crede nelle cose buone” ovvero chi sente lìaffetto e la solidarietà per la propria famiglia – coniuge, figli, fratelli – e per gli amici, si realizza mettendo a frutto questi sentimenti in una dimensione positiva. E questo è importante, anche se non prega o afferma di non credere. Tutto è positivo, e il coronavirus può far rinascere i sentimenti migliori, compreso il senso civico e il rispetto delle leggi umane e della società, in un momento in cui tutti abbiamo dentro di noi un grande desiderio di sperare. L’amore e la speranza volano insieme e non sono un’illusione. Per questo, grazie ancora una volta Papa Francesco.