La ripresa dei traffici dal PSA di Prà
di Paolo Lingua
E’ una buona notizia il “via libera” da parte dell’ENAC (l’ente nazionale che sovrintende all’aviazione civile) di poter collocare gru alte 90 metri per consentire l’attracco delle portacontainer di ultima generazione capaci di trasportare 20 mila teus di merce. La disponibilità della banchina sovrastata dalle altissime gru è di 2200 metri e saranno possibili tre attracchi di grandi unità più una quarta più piccola. La questione si era trascinata per un po’ di tempo per via del fatto che il PSA non dista molto all’aeroporto “Cristoforo Colombo” e l’altezza delle gru poteva – questa la preoccupazione – creare problemi ai velivoli in atterraggio nel caso ci fossero dei cali d’altezza nelle manovre.
Ogni ipotesi di rischio però è stata rimossa e il progetto è alla vigilia del decollo perché le altissime gru sono già arrivate. In questo contesto di crisi economica generale, frutto della situazione pandemica mondiale, i traffici marittimi hanno sofferto come un po’ tutti i settori dell’economia, ma il settore certamente più in crisi è quello delle crociere e dello spostamento dei passeggeri perché i rischi di contagio e di assembramento sono fisiologicamente maggiori. La ripresa delle crociere, come racconta la cronaca di questi giorni, è limitata e faticosa. Ma c’è il traffico merci e soprattutto quello dei container che ha tenuto e in certi settori è in ripresa, anche per la crescita di mercati come quello cinese.
Il PSA che è un porto specialistico che è sempre stato un elemento di crescita e di sviluppo da quando è in funzione dipende ed è controllato da una multinazionale di Singapore che ha un particolare attenzione per i traffici del mondo asiatico. Per questo è all’avanguardia sull’impiego di tecnologie che consentano un potenziamento dello scalo. E questo spiega l’azione per disporre di gru che hanno la possibilità di funzionare a spostare (scaricando o caricando) i container che sono ormai ilo sistema di trasporto più pratico e redditizio. Per certi aspetti l’intervento tecnologico del PSA con il conseguente allargamento della banchina fanno parte della stessa logica che progetto che è oggetto di lodi e di elogi del vecchio porto di Genova (ma che non appare velocissimo nella sua realizzazione) di allargare la diga foranea e di dragare i fondali proprio per consentire l’approdo delle unità di ultima generazione che hanno un tonnellaggio e un pescaggio maggiori.
C’è da augurarsi, per il bene dello scalo genovese, che tutte queste operazioni che, per alcuni aspetti, sono connesse e con potenzialità integrative possano decollare, al di là delle questioni bloccanti della diffusione del coronavirus. Si spera, al di là del discorso fatto poco sopra sulla riprese della produzione e del mercato cinese (per il momento unico al mondo), sia possibile un rialzo dei traffici con la nuova gestione degli USA, grazie al nuovo presidente che, al di là delle resistenze di Trump, a gennaio dovrebbe entrare in carica in via definitiva. Una crescita della movimentazione da occidente e da oriente valorizzerebbe la posizione geografica e strategica del porto di Genova che, se interverrà la riforma in chiave funzionale e manageriale, degli scali italiani, potrebbe essere nelle condizioni di mettere in difficoltà persino i “primi della classe” del settore ovvero i porti del Nord Europa. Ma occorre, a livello pubblico, un'altra serie di interventi che riguardano i trasporti via terra.
Il PSA, prima di altri settori, ha puntato molto sul traffico in ferrovia e questa è stata una scelta acuta, considerate le difficoltà che negli ultimi anni, per disastri tragici e affannati lavori di manutenzione, hanno rallentato la movimentazione autostradale. E’ importante pensare al Terzo Valico che avrà la possibilità di far giungere rapidamente le merci nell’Italia settentrionale e poi in Europa e altre soluzioni integrative. Nonostante il contagio e la pandemia non è questo il momento di perdere tempo. In meno di un anno l’economia potrebbe tornare a decollare e saranno sempre i più sventi e preparati ad approfittarne. L’Italia deve dimenticare la cultura della lentezza.
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