La riforma della legge sui parchi, una situazione complessa con interessi contrastanti

di Redazione

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Il Punto di Paolo Lingua

La riforma della legge sui parchi, una situazione complessa con interessi contrastanti
E’ stata approvata dal Consiglio Regionale, con i soli voti della maggioranza, la nuova legge che dovrebbe riordinare la normativa e l’organizzazione dei parchi della Liguria. La maggioranza di centrodestra, in particolare i consiglieri della Lega, schierati a ranghi serrati attorno all’assessore all’agricoltura Stefano Mai, hanno espresso soddisfazione, dopo ben quattro sedute trascorse con dibatti molti vivaci e polemici. Il giudizio della maggioranza sottolinea che la nuova normativa porta chiarezza e semplificazioni razionali in un campo dove le contraddizioni sarebbero state molte e avrebbero sovente reso difficile decidere e prendere posizioni su fatti specifici. Ma, come sembra, si attendono, con le prossime riunioni su argomenti specifici, ulteriori chiarimenti. Da parte del centrosinistra e del M5s si criticano duramente tagli territoriali di 540 ettari e di ben 42 aree protette. Un po’ tutte le zone della Liguria sono state “sforbiciate” e stato detto no al parco del Finalese e si teme l’abolizione del parco spezzino di Montemarcello-Magra-Vara e ed eventuali riduzioni di Portofino. Con l’opposizione hanno espresso dall’esterno le loro critiche le associazioni ambientaliste dal Fai al WWF, da Italia Nostra a Legambiente, ecc. Sin da quando la maggioranza di centrodestra s’era insediata erano sorti contrasti sui parchi. Sorvolando sulle questione di pignoleria normativa la “filosofia” del centrodestra ha sempre “picchiato” sulla visione (delle precedenti giunte di centrosinistra) troppo negativa e proibitiva sulla gestione dei parchi e soprattutto sui ”no” a pioggia su qualsiasi richiesta di intervento territoriale o di modificazione edilizia. Anche dopo il crollo della strada litoranea di Portofino sono intervenute le associazioni ambientaliste per bloccare qualsiasi permesso di percorsi in macchina o addirittura di asfaltatura di alcuni sentieri. La sinistra, i “grillini” e gli ambientalisti temono che tentativi di speculazione edilizia si intrufolino nei parchi, affermando che il passato più lontano e recente della Liguria è sempre stato ricco di assalti al territorio. Per il centrodestra non ci sono reali rischi di cementificazione e che il territorio, anche quello dove è principio primario la difesa delle bellezze naturali, deve comunque essere difeso e mantenuto e che certi interventi non sono di danno, ma anzi sono necessari. La discussione, anche dopo l’approvazione della nuova normativa, è destinata a proseguire all’infinito, anche perché si prospetta la conversione del Parco di Portofino in Parco Nazionale. In Liguria, al di là delle differenti posizioni politiche che peraltro esistono da sempre, la questione è piuttosto delicata. Ci sono troppe aree, sia nell’entroterra e sia sulla costa, di grande valore naturalistico, ma al tempo stesso ci sono zone con eccesso di abitazioni e aree di fatto desertificate. Inoltre la Liguria è vittima di incendi sovente di natura dolosa. Incendi che però, pur creando gravi danni, non ottengono gli obiettivi prefissi perché è ormai diffuso il divieto di costruire dove si sono sviluppate le fiamme. Più complesso è orientare il flusso dei turisti – con l’eccezione delle Cinqueterre dove occorre semmai frenare - nelle zone disabitate, anche se di grande bellezza e che presentano piante rare e persino rare specie di animali selvatici in particolare volatili. E’ una situazione, alla fin dei conti, piuttosto complessa e con la presenza di interessi contrastanti. Ora si tratterà di capire se questa nuova normativa, al di là delle polemiche, porterà sul piano pratico dei risultati positivi.