La neve aumenta le polemiche sulle autostrade
di Paolo Lingua
Le autostrade – ci riferiamo alla Liguria- al cadere della neve, per mettersi al sicuro da ogni possibile problematica, magari con gravi conseguenze, hanno preferito chiudere. Hanno poi spiegato che i piani operativi in caso di questioni di maltempo sono stati rispettati. Ma la vicenda , oltre che provocare protesta da parte del traffico ordinario, ha suscitato una dura polemica da parte del comitato degli operatori economici, commerciali e portuali (spedizionieri, trasportatori, ecc.). E non è la prima volta, perché già, in diverse occasioni, i comitati degli operatori del trasporto avevano chiesto di organizzare una riunione a tre con le autostrade presso il ministero dei trasporti, a Roma. Una proposta di confronto che non è mai andata in porto (è il caso di dirlo) per i rinvii delle controparti (ministero e autostrade) poco inclini ad afferrare il problema dal punto di vista tecnico.
E’ una storia purtroppo che ha radici nei decenni passati. Emergono ormai, anche per l’inchiesta giudiziaria emersa dal crollo del ponte Morandi e dalle insufficienze di manutenzione e dagli errori sulla collocazione dei muri antirumore. Per non parlare delle condizioni precarie dei tracciati e delle gallerie: una situazione che da quasi un anno vede lavori in corso, mentre si annunciano altri anni di manutenzione ulteriore. Il che vuol dire blocchi, percorsi a una sola corsia, accessi chiusi durante la notte, e così via. Una situazione generale che crea non pochi danni, oltre che ai cittadini in transito, soprattutto agli operatori economici. Il trasporto si sta dimostrando sempre di più una chiave economica determinante in un territorio come la Liguria dove operano tra porti (Genova, La Spezia, Savona) che da soli manovrano i tre quarti del traffico italiano e che sono una chiave di volta del traffico marittimo del Mediterraneo.
Il trasporto, in particolare per la crescita del sistema dei container, deve essere più che efficiente ne rapido, perché incide, nella rapidità di collocazione, sul costo della merce stessa. E questo è un fenomeno sempre più accentuato nella moderna economia dove la rapidità di consegna crea valore aggiunto ed è determinante per la concorrenza. Una scelta strategica che da decenni si è dimostrata vincente in particolare da parte del sistema del Nord Europa dall’Olanda al Belgio sino alla Germania. I limiti italiani sono legati ai ritardi sull’aggiornamento e sulla modernizzazione del sistema ferroviario e sulla lentezza a dar vita alla cosiddetta “alta velocità” o, come qualcuno preferisce definirla, “alta capacità”. In Liguria ci sono voluti decenni per far decollare il Terzo Valico, che è ancora cantierizzato e che sarà operativo solo tra qualche anno. Negli anni del “boom” si è realizzata una rete autostradale abbastanza fitta, ma che poi non è stata integrata e modernizzata già dalla fine degli anni Ottanta.
La condizione materiale dei diversi tratti e la situazione della Liguria, solo per restare alle questioni di casa nostra, ne sono un esempio vistoso. Il crollo del ponte ha provocati gravi danni al sistema del trasporto portuale, ma, come si è detto, la manutenzione arretrata o inefficiente (su cui indaga la magistratura) sono un altro aspetto inquietante della situazione, anche perché, con la ripresa dell’economia cinese e del Far East in generale, e in attesa della nuova politica degli Usa, quando si avrà il netto calo della pandemia, ci sarà certamente una ripresa economica in netta crescita e che occorre essere in grado di gestire. Per questo, al di là dell’episodio di stamani, “salvato” in parte dalla cessazione della caduta della neve, ha dimostrato come appare difficile e ardua la gestione delle autostrade. Certo: tutta la questione della cessione della gestione complica le prospettive, ma, a questo punto, occorrerebbe una forte spinta, con valutazioni tecniche e strategiche adeguate, da parte del governo. Il business mondiale non aspetta nessuno e percorre la sua rotta alla velocità più conveniente dettata dal mercato.
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