La marcia dei vaccini (speriamo) verso la chiarezza
di Paolo Lingua
Lunedì prossimo 29 marzo, alla presenza di Curcio e di Figliuolo, sarà inaugurato a Genova il grande centro per le vaccinazioni, presso il padiglione Jean Nouvel, nella zona dell’ex Fiera. L’edificio era già stato in una certa misura collaudato come centro per i tamponi. Ora ovviamente per la vaccinazione occorre una organizzazione e una struttura interna diversa, sia per l’attesa sia per il breve post di controllo dopo l’applicazione del farmaco. Dalle prime informazioni pervenute sembra che le prenotazioni funzionino regolarmente e che la organizzazione delle prossima settimane preveda un ritmo molto alto di vaccinazioni. Al di là delle dichiarazioni ottimistiche (in eccesso) del recente passato da parte delle istituzioni e al di là della inaugurazione di lunedì con il suo lato mediatico (ma Curcio e Figliuolo come si sa gireranno l’Italia anche nei prossimi giorni), l’avvio di un ritmo crescente di vaccinazioni, accanto a una severa politica di controllo dei movimenti rischiosi della popolazione, appare ormai l’una strada concreta di raggiungere in tempi contenuti la cosiddetta “immunità di gregge”, termine poco elegante, ma che indica concretamente il ritorno agognato da tutti alla vita normale. Certo, le difficoltà non mancano. C’è un forte rischio che i vaccini Pfizer e Moderna arrivino a rilento, come già adombrato.
E inoltre ,a che per ammissione della stessa Regione, ci sono forti probabilità che anche le dosi di AstraZeneca già rimesse in campo dopo il breve blocco dei giorni scorsi, diminuiscano. E allora si andrà al “ralenty” per forza di cose. A proposito di AstraZeneca pesa sull’opinione pubblica, ma anche sulla gestione della distribuzione europea la scoperta dei 29 milioni di vaccini nello stabilimento farmaceutico di Anagni, ora sotto il controllo della Guardia di Finanza. Non è ancora chiaro quanti vaccini sono previsti per l’Europa e quanti invece prenderanno altre rotte. Ma era una situazione prevista? C’è stata disinformazione? Si ha la sensazione che molto in Europa sia stato improvvisato e che soprattutto sia difficile trovare una sintesi operativa (ma anche etica) che copra gli interessi generali e che non sia condizionata da 27 Paesi, grandi e piccoli, ognuno dei quali punta a tirare la coperta a proprio favore.
Non Mancano i punti interrogativi. Il vaccino russo è utile a correre verso l’obiettivo finale? E’ un farmaco attendibile? Ci sono interessi – anche economici – contrapposti tra i diversi Paesi in proposito? C’è da augurarsi che il premier italiano Mario Draghi, che conosce molto bene la topografia politica e degli interessi specifici in Europa, metta al centro delle scelte future la sua autorità e il suo prestigio e punti su una linea operativa molto concreta ed efficiente. Ha già detto, sia pure a livello nazionale, che sarebbe bene e utile che si trovasse una linea condivisa unitaria, ma che, se non si arriva in tempi stretti a questo obiettivo, i singoli Stati, possono anche fare scelte operative autonome. Si aspettano inoltre nuovi vaccini e resta in bilico la possibilità di realizzarne a livello nazionale, anche se occorreranno molti mesi per arrivare a una produzione affidabile.
C’è da augurarsi, sulla base di consolidate premesse, che le gestioni di Curcio e di Figliuolo confermino un cambio di marcia rispetto al più recente passato e che l’azione di Draghi si faccia più pressante. Inutile farsi delle illusioni e inutile lanciare spot di vago sapore elettorale, come fanno talvolta alcuni leader nazionali o certi presidenti di regione. Inutile eccedere nell’ottimismo. Se tra ottobre e novembre la diffusione della pandemia si sarà attenuata quasi a spegnersi, se gli ospedali si libereranno, se il numero dei decessi svanirà finalmente dalle tabelle quotidiane, si potrà davvero tirare un respiro di sollievo e festeggiare , senza eccessi o disordini (le aggregazioni sono il pericolo maggiore), finalmente un natale “diverso” e puntare a un 2022 di ripresa a 360°: il che vorrà dire un ritorno al benessere e alla crescita dei posti di lavoro attualmente in discesa non frenata. Ma occorrono nervi saldi, chiarezza morale a credere nell’importanza di dire sempre la verità.
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