La Liguria punta al cambio di colore

di Paolo Lingua

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La Liguria punta al cambio di colore

In Liguria tutti sperano che, dopo il 3 dicembre, la regione cambi colore e da arancione scenda al giallo, anche perché a livello di governo, emerge che si sta discutendo di dividere l’Italia in due colori. In parte perché, sulla base degli ultimi dati sulla diffusione dei contagi da Covid 19, la situazione sembra migliorare sia sul numero dei nuovi “positivi” sia sul numero dei ricoverati . E, anche sul piano del venire incontro, senza rischio ovviamente, a pressioni dell’opinione pubblica in generale e del mondo del commercio e dei locali pubblici.  La nuova normativa, sentito tutto il governo e i partiti che lo sostengono (dall’opposizione le pressioni sono anche più forti), è sul tavolo del ministro della sanità Speranza che, prima di porre la sua firma in calce al documento, sentirà i vertici della sanità a tutti i livelli. E’ uscita la voce – peraltro non confermata ma neppure smentita – d’un passaggio della Lombardia, del Piemonte e dell’Alto Adige  dalla zona rossa alla zona arancione, sia pure con tutte le cautele del caso e di molte proibizioni e limitazioni agli spostamenti che resteranno ancora  attive. Questo fa ben pensare per la Liguria, dove da oggi, per decisione della Regione, sono riaperti, ma solo sino alle 21 (con chiusura sino alle 8 del mattino), i centri dove è possibile procurarsi cibo e bevande automaticamente. I titolari erano ormai in ginocchio.

Ma cerchiamo di capire che cosa accadrà dopo il 3 dicembre, se si tornerà in zona gialla. Dovrebbero essere prolungate le aperture dei negozi al minuto sino alle 22 della sera, per consentire un afflusso più diluito nel corso della giornata, considerato che proprio dai primi di dicembre decollerà una corsa (certamente inferiore rispetto agli anni passati, ma importante in questo momento di crisi) per gli acquisti natalizi di ogni genere. Va chiarito che non ci saranno i cenoni e che i pranzi in famiglia non dovranno superare le 6 o al massimo 8 persone. Lo stesso discorso varrà per Capodanno, quando però i locali la sera resteranno chiusi. I veglioni sono troppo pericolosi sul piano delle possibili infezioni e l’allentamento delle maglie del controllo dell’estate scorsa ne è una prova evidente. Acquisti consentiti con tutti i controlli e colazioni ridotte sono l’unica apertura che sarà concessa, mentre sembra ormai confermato il “no”  alle vacanze sugli sci, anche queste ritenute a rischio di assembramenti.

Non mancano dubbi su tutta la nuova disciplina. Si pensa, in linea di massima, che con la zona gialla dovrebbero riaprire, dal mattino sino alle 18, come era la vecchia disciplina, bar e ristoranti. Durante le feste le prospettive di lavoro e di guadagno sono sempre state legate alle potenzialità dell’apertura serale, ma questa ipotesi – proprio per via del Natale e del Capodanno – non è assolutamente possibile, proprio perché i rischi delle cene vacanziere sono i maggiori. Resta un dubbio singolare: considerato che ci saranno chiusure generali entro le 22 come sarà disciplinata alla vigilia di natale la tradizionale messa di mezzanotte? Aspettiamo il decreto. E le scuole? C’è una forte spinta per farle riaprire, anche perché non è concepibile andare avanti per mesi con le lezioni a distanza. Sono un grave danno pedagogico e psicologico che vale dalle elementari all’università. Sembra certa la riapertura dopo l’Epifania, ma ci sono forti dubbi per la riapertura per la settimana prima delle festività. Per molti  politici e amministratori, tutti favorevoli alla riapertura (tra i quali il presidente della Liguria Totoi), però appare assurdo tornare nelle aule per pochi giorni, mettendo a rischio potenziale (per eventuali contagi) le feste di Natale. Appare più logico spostare tutto a dopo le feste.

Le strategie del momento punta, non erroneamente, a “sacrificare” il vecchio e atavico istinto di festeggiare in massa e in allegria Natale Capodanno, per mantenere appunto sotto controllo la diffusione del virus. Ma, inoltre, tra gennaio e febbraio si dovrebbe iniziare la distribuzione dei vaccini: una organizzazione che è in via di strutturazione sia a livello locale sia a livello nazionale. Ci sono ancora molti aspetti da chiarire (quali vaccini scegliere, dopo i controlli delle autorità scientifiche e sanitarie). E si spera che sia la puntata finale (un lieto fine) della vicenda pandemica che ha colpito il mondo.