La Liguria politica dopo la corsa al Quirinale

di Paolo Lingua

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La Liguria politica dopo la corsa al Quirinale

Tutti riflettori – politici, economici e mediatici – in questi giorni sono puntati sulla tormentata corsa al Quirinale. Fin troppo logico. Ma l’esito dell’elezione potrebbe dare profondi mutamenti dell’attuale assetto politico e governativo a seconda di come si sceglierà il futuro Capo dello Stato, perchè gli equilibri e i rapporti di forza sono ondeggiamenti e potrebbero essere modificati anche dallo spostament nel voto di poche decine di parlamentari. Ci sono troppe contraddizioni e troppi interessi contrastanti che però potrebbero intrecciarsi anche solo opportunisticamente.

Domina però su tutto il desidero della larga maggioranza dei parlamentari di non andare al voto anticipato, con la sola eccezione di Fratelli d’Italia. Infatti, il calo del numero dei parlamentari e le profonde mutazioni dell’orientamento elettorale degli Italiani porterebbero a una quadro di rapporti di forza tra i partiti assai diverso dall’attuale. Si punta a mantenere sino al 2023 Draghi e l’attuale maggioranza al governo, cercando con affanno una personalità forte per la Presidenza della Repubblica. Salvo sorprese  dell’ultima ora o dell’ultimo minuto.

Detto questo, sorgono non pochi interrogativi su quello che potrà accadere a livello locale, all’indomani dell’elezione del Capo dello Stato. Un’area di un certo interesse resta la Liguria, dove, salvo fatti esterni eccezionali, si dovrà votare per rinnovare alcune amministrazioni locali, in particolare ilo Comune di Genova e quello della Spezia, per decessi storiche fortezze del centrosinistra, poi finire a diversi anni, come la Regione, sotto il controllo del centrodestra. In questi ultimi due mesi gli schieramenti hanno discusso e hanno fatto riunioni e progetti, peraltro vaghi, senza arrivare a un risultato definitivo. O meglio, per il centrodestra la situazione è stata più agevole. A Genova e alla Spezia, sia pure con qualche malumore e qualche critica sottotono, saranno riconfermati, con gli stessi schieramenti della volta scora, i sindaci uscenti.  Appare più solida Genova, rispetto alla Spezia, dove, da parte del centrosinistra le istanze di rivincita del centrosinistra sono maggiori, anche perché, dopo una serie di vittorie schiaccianti del centrodestra, anche nelle più piccole amministrazioni, c’è stato, sia pure per una serie di circostanza particolari, l’esito netto a favore del centrosinistra a Savona, che per il momento resta un caso isolato e non ha dato vita a un movimento trascinante.

Tutte le scommesse e i punti interrogativi incombono su Genova e in particolare al contraddittorio comportamento dei partiti e dei movimenti che vertono nell’area della sinistra. Il dibattito è èartito da lontano, mentre si raccoglievano i cocci del disastro delle elezioni regionali dell’anno scorso che, sia pure nella previsione d’una vittoria dell’alleanza attorno a Giovanni Toti, hanno fatto segnare la più pesante sconfitta storica (in termini numerici) del centrosinistra, giunto anche in un pasticcio confuso decisionale tra i vertici locali e i vertici romani. Una situazione che, dopo mesi di riunioni e di rinvii, rischia di ripetersi.  Tanto è vero che in questi giorni, dopo riunioni e incontri più o meno pasticciasti, di rimandare tutto a dopo la soluzione del Quirinale, anche perchè, come si  detto, il quadro politico nazionale potrebbe risultare profondamente cambiato. E fin qui, arrivati a questo punto, la scelta era obbligata, senza alternativa.

Resta però il fatto che i punti critici sostanziali restano due. Una è la scelta del candidato sindaco, procedura e obiettivi che vedono i diversi partiti su posizioni distanti se non  contrastanti, perché il M5s e il Pd hanno impostazioni diverse: in particolare il M6s che vorrebbe una personalità “esterna” (vecchia lineea) e il Pd che punterebbe anche a un non iscritto ma legato alla sua area storica. Oscillanti e sempre inclini a una posizione ndi opposizione netta Leu e asltri gruppi tra cui quello di Ferruccio Sansa. Ancora vaga la posizione di Italia Viva che, dopo uno strano approccio con il movimento di Bucci, s’è poi fermato e ha fatto capire che andrebbe solo con il Pd con il Pd, ma senza l’alleanza con il M5s.

Resta comunque il dubbio assoluto sulla persona da candidare, considerato che si sta attenuando, anche per alcune questioni come la sua presenza nel consiglio d’amministrazione della Superba, l’ipotesi d’una candidatura di alto profilo come quella di Ariel Dello Strologo. A Roma continua a girare la voce ufficiosa d’una possibile candidatura a sindaco di Anna Maria Furlan, genovese, ex segretaria generale della Cisl che sarebbe molto gradita da parte di Enrico Letta,  . Certamente la Furlan avrebbe un forte peso sul voto, ma andrebbe alla corsa alla testa del solo Pd o al massimo con l’alleanza di Italia Viva, essendo contrari i “grillini” e l’estrema sinistra. Ma che sarà, a proposito, del M5s in Liguria già diviso e frazionato e con il leader fondatore travolto da processi d’ordine familiare e dell’inchiesta sui rapporti con l’armatore Onorato di Moby? Grillo non sempre ha goduto simpatie a Genova e in Liguria. Il suo movimento regge? E’ per questo che al Pd potrebbe interessare correre da solo? Per adesso questi quesiti sono un gioco Da salotto . Aspettiamo il contro alla,m rovescia  per il Quirinale, poi forse le nebbie si diraderanno, risultati finali poi a parte.