La lettera di Greta, con il marito grave a casa per polmonite da covid

di Redazione

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Chiusa in casa con i figli, in attesa di una telefonata che non arriva

La lettera di Greta, con il marito grave a casa per polmonite da covid
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Greta, moglie di Paolo, alle cure domiciliari per una polmonite. 
 
"Mi sono chiesta, perché raccontare la nostra storia?
 
Forse perché oltre alla nave ormeggiata in porto, vanto e orgoglio della città, a Genova ci siamo anche tutti noi, la gente normale delle “cure domiciliari”, che ci barcameniamo in un mare in tempesta per uscire da questa situazione: tentare di aiutare i nostri cari a guarire, implorando di non ammalarci anche noi.
 
Quasi mi sembrava di disturbare, domenica 22 marzo, quando ho chiamato il 112 per segnalare in casa mia la presenza di un possibile caso di Covid 19 (mio marito), decretando in quell’esatto momento la reclusione di tutti noi quattro in questo limbo, una bolla spazio-temporale in cui siamo bloccati: fuori dal mondo, lontano da tutto e da tutti.
 
La stessa sera, poco più tardi, mi sono sentita persino rassicurata quando mi è stato detto che avrei dovuto stare tranquilla, dal momento che mio marito non presentava difficoltà respiratorie, pur avendo la febbre a 39,7; la Tachipirina da 1000 sarebbe bastata e, di lì a poco, avrei ricevuto la chiamata della ASL, che avrebbe dovuto spiegarmi come gestire le le cure domiciliari.
 
Oggi è il 6 aprile, sto ancora aspettando quella chiamata.
 
Purtroppo, successivamente, le condizioni di salute di mio marito sono peggiorate drasticamente. Dopo due mie richieste di aiuto al 118 in cui mi è stato detto di mantenere la lucidità e continuare la cura con la Tachipirina 1000 (in fondo lui comunque respirava bene…), ho dovuto farlo ricoverare martedì 24 alla sera: l’ossigenazione era crollata all’88% e la febbre continuava ad aumentare.
 
Solo il giorno dopo ho saputo che era stato trasportato al S. Martino, e quella stessa mattina, alle 6:00, è stato dimesso. Aveva trascorso l’intera notte febbricitante, al gelo, seduto su una panchina all’interno del “tendone” allestito appositamente per l’emergenza.
 
Dopo aver eseguito i raggi, gli esami del sangue e il tampone nasale, la diagnosi accertata sui documenti rilasciatigli dal Policlinico S. Martino indicava: Polmonite da sars-coronavirus associato. La terapia, Tachipirina 1000.
Come si può guarire da una Polmonite con la Tachipirina?
 
Ritengo grottesco, fra le altre cose, il fatto che a mio marito sia stato imposto di tornare a casa autonomamente, anche chiamando un taxi: lui stava davvero male in quel momento, soprattutto in conseguenza del fatto di aver trascorso la notte solo, al freddo, su una panchina. Come avrebbe potuto chiamare un taxi?
 
Fortunatamente, in questa storia paradossale, sono scese in campo le forze speciali, la nostra dottoressa di famiglia. Una donna energica, sveglia e sempre sul pezzo, che si è presa la responsabilità della situazione e ha fatto iniziare a Paolo una cura adeguata per debellare la Polmonite: abbiamo iniziato mercoledì mattina con due diversi antibiotici, la sera stessa la febbre era già crollata. Da quel momento, grazie a Dio, ci sono stati tanti, piccoli ma costanti, miglioramenti. La strada è lunga, ma almeno è quella giusta.
 
Cosa lascia quest’esperienza dentro di noi?
 
Per tutti ci sarà un pre-Covid e un post-Covid, rimarremo tutti in qualche modo segnati.
 
La nave è ancora ormeggiata al sicuro e volti di personaggi importanti ci dicono di stare tranquilli, con sorrisi rassicuranti: « Il sistema sanitario è in sofferenza, ma regge! » No, non ha retto, è tracollato, e molti ne hanno pagato con la vita, forse affidati alle mani sbagliate, forse all’abbandono domiciliare.
 
Non si diventa marinai restando in porto a sognare gli oceani, deve pur arrivare il momento di tentare la navigazione, affrontando anche le tempeste… Se non è una tempesta questa.
 
Greta"