La futura diga foranea già al centro di contestazioni?
di Paolo Lingua
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Il Punto di Paolo Lingua
Gli scontri di interessi, i veti incrociati e i ricorsi giudiziari e amministrativi hanno segnato i paletti della storia di Genova e del suo porto. Ma era un po’ che non emergevano risse (salvo quella destinata a non finire mai sulla collocazione dei depositi petroliferi). Ora potrebbe profilarsi uno scontro sulla realizzazione della nuova diga foranea, l’allargamento (urgente e necessario) del porto con la nuova profondità dei fondali per accogliere le unità di ultima generazione.
Genova ne ha bisogno per reggere la concorrenza internazionale. Finalmente i fondi sono stati recuperati (si parla di un po’ meno di 14 milioni di euro) e il bando è stato vinto dalla società veneta Technital, quella che ha realizzato il famoso Mose a Venezia. Secondo indiscrezioni Technital avrebbe vinto con uno sprint sulla linea ideale del traguardo perché ha presentato un’offerta più conveniente, “bruciando” nientemeno che il Rina che, come è noto, ha sede a Genova.
Ma non si tratta d’una scaramuccia tra ideali “repubbliche marinare”. Il Rina sembra intenzionato, ma per il momento la questione è allo studio e non ci sono conferme ufficiali, di impugnare l’esito del bando dinanzi al Tar della Liguria. Se questo dovesse accadere la conseguenza immediata sarebbe un blocco della procedura in attesa della sentenza con un ritardo che come minimo sarebbe di molti mesi, un tempo che potrebbe raddoppiare e forse più che poi ci fosse un ricorso in secondo grado di giudizio al Consiglio di Stato.
Al di là di chi possa avere torto o ragione, la vicenda presenta, per gli interessi del porto e per la città in generale, un aspetto negativo. Un ennesimo rinvio, come tanti del passato, che hanno segnato stop forzati in porto, una realtà che avrebbe invece bisogno di velocità in decisioni e azi9oni e che ha sofferto troppo per cause infinite molte delle quali sono poi risultata infondate o finite nella nebbia.
Per questo, al termine dei lavori della mattinata del “Forum Ambrosetti”, il presidente della Regione, Giovanni Toti, ha sparato a mitraglia invitando addirittura i verti del Rina a ripensarci prima di aprire una eventuale causa da lui definita “una decisione sciagurata”. Toti ha parlato anche di stima su come lavora e opera il Rina, ma ha anche parlato in termini negativi, sia pure in generale, dell’abitudine di molte imprese di dar vita a ricorsi “con manica troppo larga”, definendolo un sistema negativo per il lavoro e per lo sviluppo. “il mondo deve andare avanti” ha detto Toti fuori dai denti.
In effetti, come si è accennato, a Genova e in Liguria i ricorsi hanno sempre trovato terra fertile, con una sostanziale perdita di tempo per opere invece necessarie. E’ evidente che Toti ha in mente un contesto più complesso: pensa alla realizzazione del nuovo Ponte Morandi e a eventuali ritardi che possono ritardare l’opera che ha collegamenti con il sistema trasporti e con la funzionalità del porto.
In parole povere, una maggiore “accoglienza” potenziale dello scalo implicherebbe arrivi in crescita di passeggeri e soprattutto di merci che però debbono trovare vie d’accesso e d’uscita dalla cerchia dello scalo. Quindi la rete ferroviaria e stradale deve essere fitta, intersecata e veloce.
Tutti gli appuntamenti – ponte Morandi, Gronda, Terzo Valico ecc. – debbono coincidere con la strategia di allargamento dell’accesso portuale. In questa chiave va inquadrata la bordata del presidente Toti. Ora la palla passa all’ingegner Ugo Salerno, in genere felpato e diplomatico ma che evidentemente è rimasto deluso per l’inattesa sconfitta nel bando della diga, dato appunto il ruolo che il Rina ha e ha avuto sulla città e sul territorio. Vedremo l’evolversi della vicenda nei prossimi giorni.
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