La faticosa marcia del green pass

di Paolo Lingua

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La faticosa marcia del green pass

Per molti aspetti Mario Draghi è decisionista, anche perché è il decisionismo che si chiede al suo singolare (per la storia italiana) tipo di governo. Ma ci sono, comunque, dei passaggi – più in politica interna che in politica estera – che è costretto a percorrere.  Mentre Draghi si muove in questi giorni, in un clima internazionale di stima diffusa, proprio sulla politica estera, è però costretto a segnare il passo su temi interni importanti e delicati, quali l’obbligo dei vaccini e l’impiego graduale del green pass. Oggi, come è già stato diffuso e comunicato, passerà l’obbligo del “certificato verde” per il personale delle Rsa (luoghi di pericolosi focolai infettivi) e per le mense scolastiche. Poi si proseguirà – ma potrebbero volerci anche due o tre settimane – a estendere ulteriormente l’obbligo a sempre più estesi settori del pubblico e del privato.

E’ ormai chiaro che, anche per evitare complicati e interminabili procedimenti giudiziari per mettere in chiaro la legittimità anche costituzionale dell’obbligo dei vaccini, Draghi e i suoi più stretti collaboratori puntano ad allargare di fatto gli obblighi. E l’obiettivo è chiaro ed evidente: soltanto la diffusione del vaccino può stringere le magie delle infezioni e può mettere al riparo strati sempre più larghi della popolazione. Ed ‘ solo così che sarà possibile tornare, al più presto possibile, a una vita normale e soprattutto alla ripresa dell’economia. I “no vax” e i gruppuscoli negazionisti (o politicamente strumentali) si stanno, sia pure lentamente, affievolendo e stanno perdendo via via consenso, anche se ci sono ancora, anche in categorie impensabili come medici e sanitari, microsacche che vorrebbero combattere a testa bassa, costi quello che costi. Si parla di qualcosa di non vaccinati riottosi soprattutto nella fascia di età tra i 50 e i 60 anni, che sono poco meno di due milioni di italiani.

E’ proprio su questo potenziale che punta, da una opposizione a 360 gradi, unico partito in Italia, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. E’ una vecchia tattica politica: raccogliere con la rete a strascico quanti più scontenti possibile. E’ una strategia che ha sempre dato dei risultati sul piano numerico, ma che quasi sempre si è poi infranta sulle possibilità concrete di governare, perché in genere tutte le altre forze finiscono per fare sbarramento. L’esempio più classico è quello della Le Pen in Francia. Di fronte a questo contesto si spiega lo “stop end go” di Matteo Salvini che cerca di smorzare e di dilazionare gli obblighi di “green pass”, pur essendosi vaccinato e dichiarando d’essere convinto dell’utilità determinante del vaccino. Salvini, lo si capisce senza dubbio, alla vigilia di mesi di prove elettorali , non vuol lasciare alla Meloni mano libera per agguantare i voti dei dissenzienti, all’interno dei quali sono numerosi i gruppuscoli di estrema destra. Salvini vuole essere il primo partito della coalizione di centrodestra e non tollera sorpassi. Al tempo stesso non vuole rompere con il governo che ha invece, sempre nella sua area politica, il pieno appoggio dei berlusconiani.  

In un complesso gioco di tira e molla, ma con l’attenzione a non creare serie fratture, Draghi sembra preferire la tattica della gradualità perché ha capito che è inutile andare allo scontro con la Lega, perché alla fin dei conti quella di Salvini è una piccola tattica , ma, per il momento,  a lui interessa mantenere il suo ruolo a sostegno del governo, una posizione che buona parte del suo stesso movimento condivide, a cominciare dal ministro Giorgetti che proprio all’interno della Lega rappresenta l’ala moderata e più legata al mondo imprenditoriale del Nord che non ha mai visto in maniera negativa la Lega, anche ai tempi di Bossi. Ma è indubbio che il clima elettorale e, anche se nessun ne parla direttamente, la delicatissima questione della presidenza della repubblica che andrà risolta entro febbraio del prossimo anno, rendono l’atmosfera elettrica sia in parlamento, sia nelle segreterie dei partiti. Non resta che procedere a piccoli passi.